Ultimo aggiornamento il 9 Luglio 2024 by Emiliano Belmonte
L’animazione italiana sta diventando una componente strategica dell’industria dell’entertainment. Con 60 aziende di produzione e circa 6.000 dipendenti, il settore si sta consolidando, ma per fare un vero salto di qualità sono necessari investimenti significativi. Gli operatori del settore, forti di un precedente positivo con l’uso del tax credit, chiedono al Parlamento e al governo di introdurre l’obbligo di investimenti per le piattaforme private, destinati all’animazione italiana.
Un evento di grande importanza
Il messaggio emerge con chiarezza dalla seconda edizione degli stati generali dell’animazione, tenutasi a Firenze presso la Manifattura Tabacchi, negli spazi di DogHead Animation, studio rinomato per aver prodotto serie animate come quelle di Zerocalcare. Stefania Ippoliti, direttrice di Toscana Film Commission, elogia questa scelta di eccellenza. Durante la giornata, si è rafforzato l’asse tra Maria Carolina Terzi, presidente di Cartoon Italia, e Francesco Rutelli, presidente di Anica, l’associazione delle industrie cinematografiche, audiovisive e digitali.
Necessità di investimenti obbligatori
Maria Carolina Terzi sintetizza la questione: “L’obbligo di investimento e la sottoquota sono la nostra speranza per crescere. Senza una sottoquota per le piattaforme sul territorio italiano, il settore soffre. In Italia, abbiamo solo la Rai a sostenere le serie di animazione per bambini, ma manca un supporto per i lungometraggi e le serie per bambini oltre i sette anni. Solo con un obbligo di investimento del 5%, come stimato dalla categoria, potremo vedere una reale maturazione del settore”.
Il sostegno di anica
Francesco Rutelli sostiene le stesse istanze: “Confidiamo che il Parlamento recepisca le richieste dell’animazione, che sono nell’interesse nazionale. Dobbiamo aiutare la parte industriale e creativa italiana a competere con i giganti come Hollywood. Senza un incentivo competitivo, le nostre aziende rischiano di finire all’estero o di essere acquistate da compagnie straniere”.
Un impatto significativo sull’economia
Rutelli sottolinea: “La sotto-quota non è un interesse di nicchia. Anica la supporta convintamente perché permette di far crescere i giovani e le imprese del settore. Con un investimento di 10 milioni da parte delle piattaforme in tre anni, il fatturato dell’animazione italiana potrebbe crescere del 43%, creando 1.120 nuovi posti di lavoro. Lo Stato vedrebbe un ritorno positivo di 24,6 milioni”.
Il ruolo virtuoso della Rai
Luca Milano, direttore di Rai Kids, conferma l’impegno della TV di Stato: “Noi rispettiamo già la sottoquota di investimenti. Non ci sono obblighi per le piattaforme, ma speriamo che questa collaborazione diventi più stabile. La Rai, da venti anni, investe nell’animazione con produzioni che competono a livello internazionale. Speriamo che anche altri broadcaster e piattaforme inizino a investire nel talento italiano”.
Gli stati generali dell’animazione italiana hanno messo in luce la necessità di investimenti obbligatori per sostenere il settore. Con il giusto supporto, l’animazione italiana può crescere, competere a livello internazionale e creare nuove opportunità economiche. Per il futuro del cartoon in Italia, la strada è tracciata: investire nel talento e nelle risorse italiane.