Ultimo aggiornamento il 29 Luglio 2024 by Giordana Bellante
La Polizia stradale di Cosenza ha avviato un’importante operazione contro il trafficking di autovelox illegittimi, che ha portato al sequestro di apparecchiature in varie località d’Italia. Questo provvedimento è il frutto di un’indagine approfondita condotta dalla Procura di Cosenza, aperta dopo una serie di accertamenti che hanno messo in luce problematiche rilevanti nella legittimità del sistema di rilevamento della velocità. Alla base delle indagini vi sono ulteriori dettagli che evidenziano non solo il problema locale, ma anche un rischio in ambito nazionale.
Sequestri di autovelox e legittimità contestata
Il contesto dell’operazione
A distanza di un anno dall’ultimo intervento simile, la Polizia stradale ha messo in atto un sequestro riguardante diversi autovelox attivi non solo nella provincia di Cosenza, ma anche in altre regioni italiane. Le apparecchiature coinvolte nel provvedimento comprendono sistemi di misurazione della velocità, in particolare il modello T-EXSPEED v 2.0, utilizzato per rilevamenti sia puntuali che medi. Le posizioni di questi dispositivi sono state identificate lungo strade importanti, come la statale 107, la provinciale 234 e la statale 106, che sono presidi cruciali per la circolazione stradale in Calabria.
Accertamenti delle autorità
Le indagini condotte dalla Polizia stradale hanno portato alla luce anomalie significative: le mancanze riguardavano la mancata omologazione delle apparecchiature e l’assenza del prototipo necessario per la validazione tecnica. Tali elementi risultano imprescindibili per comprovare la legittimità delle violazioni registrate dagli autovelox, i quali appartengono a società private che forniscono tali dispositivi in noleggio agli enti locali. Questo scenario genera preoccupazioni legate al danno erariale, poiché i cittadini multati hanno la possibilità di contestare le sanzioni in sede legale, con evidenti rimostranze da parte del sistema giudiziario.
Conseguenze legali per la società appaltatrice
Denuncia per frode nella pubblica fornitura
L’operazione ha comportato anche provvedimenti nei confronti della società che ha gestito il servizio degli autovelox. Il legale rappresentante dell’azienda è stato denunciato per frode nella pubblica fornitura, a seguito di evidenze rilevate durante gli accertamenti. Questi elementi hanno confermato che la società non solo non ha fornito apparecchiature adeguatamente omologate, ma ha anche apportato modifiche non autorizzate al prototipo degli autovelox, che differisce dalla versione presentata al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.
Implicazioni per i comuni interessati
Il provvedimento di sequestro ha avuto ripercussioni anche per i comuni che avevano stipulato contratti con l’azienda in questione. Si stima che la questione potrebbe interessare un ampio numero di zone, estendendosi a città come Venezia, Modena, Reggio Emilia e Cerignola, tra le altre. Oltre alle sanzioni dovute alle problematiche legate alla strumentazione, anche le amministrazioni locali potrebbero affrontare conseguenze legali e finanziarie derivanti da eventuali ricorsi presentati dai cittadini.
La posizione della polizia stradale
Dichiarazioni dal dirigente
In merito all’operazione, il dirigente della Polizia stradale di Cosenza, Giancarlo Baiano, ha fornito una valutazione chiara della situazione. Secondo le sue dichiarazioni, gli autovelox T-EXSPEED v 2.0 sono stati ufficialmente scollegati e il provvedimento è stato notificato sia alla società fornitrice che ai comuni che utilizzano i servizi con questi dispositivi. Comportamenti non conformi come quelli emersi nel corso delle indagini non solo violano le normative vigenti, ma compromettono anche la fiducia dei cittadini nel sistema di controllo della velocità stradale.
Installare sistemi di rilevamento adeguati e legittimi si rivela fondamentale per garantire sia la sicurezza stradale che la trasparenza nei rapporti tra cittadini e pubblica amministrazione.