Ultimo aggiornamento il 1 Agosto 2024 by Luisa Pizzardi
Un team di ricercatori ha rivelato l’esistenza di una zona profonda a bassa velocità delle onde sismiche sotto l’Etna, offrendo nuove informazioni sulla composizione del sottosuolo e sull’interazione fra vulcanismo e tettonica. Questo studio, frutto della collaborazione tra l’Università di Padova, l’Osservatorio Etneo dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia di Catania e l’Università di Leeds nel Regno Unito, è stato recentemente pubblicato sulla rivista Geophysical Research Letters. Utilizzando avanzate tecniche di tomografia sismica anisotropa, i ricercatori hanno ottenuto dati significativi sulla struttura della crosta terrestre nell’area etnea, analizzando oltre 3.700 eventi sismici avvenuti tra il 2006 e il 2016.
La tecnica di tomografia sismica anisotropa
Innovazione nella ricerca vulcanica
La tomografia sismica anisotropa rappresenta un approccio innovativo nello studio dei vulcani, differentiandosi dalla tomografia tradizionale che adotta un modello isotropo. Quest’ultimo non considera la direzione della propagazione delle onde sismiche, mentre la nuova metodologia consente di rilevare variabilità di velocità, fornendo un quadro più accurato della struttura del sottosuolo. La sismologia anisotropa sfrutta infatti questa variabilità per tracciare con precisione le zone in cui il magma potrebbe risiedere e le possibili vie di risalita verso la superficie.
Impatti sulla comprensione vulcanica
I risultati ottenuti dallo studio hanno permesso di delineare in modo chiaro la complessità della crosta terrestre sotto l’Etna, illuminando le interazioni fra i processi tettonici e quelli vulcanici. I ricercatori hanno esaminato eventi sismici con magnitudo compresa tra 0.5 e 4.3, evidenziando come tali fenomeni possano rivelare informazioni critiche sui movimenti magmatici. L’analisi approfondita condotta sul campo offre ora spunti per ulteriori indagini nella catena montuosa dell’Etna e potrebbe influenzare le strategie di monitoraggio vulcanico in tutto il mondo.
Dettagli sulla nuova scoperta
La zona a bassa velocità e la sua importanza
I ricercatori hanno identificato una regione con bassa velocità delle onde sismiche, assimilabile a un volume di magma presente nel sottosuolo etneo. Marco Firetto Carlino, ricercatore dell’INGV, ha spiegato che questa zona è delimitata da un’area ad alta velocità, che si profondisce verso Nord-Ovest, manifestando il processo di subduzione. Tale osservazione è cruciale per comprendere come e dove il magma si accumuli e si prepari a raggiungere la superficie durante le eruzioni.
Interazioni tettoniche e vulcaniche
Un altro aspetto significativo emerso dallo studio è la presenza di una discontinuità di origine tettonica, situata sopra la regione di accumulo dei magmi. Questa discontinuità potrebbe rappresentare una via preferenziale per il trasferimento del magma verso l’alto, suggerendo che l’attività vulcanica dell’Etna non sia casuale ma piuttosto connessa a dinamiche più ampie, che coinvolgono l’interazione fra placche tettoniche e movimenti magmatici.
Implicazioni future della ricerca
Potenziali sviluppi nello studio vulcanico
La ricerca condotta dall’Università di Padova e dai partner è solo il primo passo verso una comprensione più sfumata dei fenomeni vulcanici. Le tecniche innovative, come la tomografia sismica anisotropa, potrebbero essere applicate in futuro su altri vulcani, contribuendo a un monitoraggio più efficace e a previsioni di attività sismica e vulcanica più accurate.
Contributi al monitoraggio e alla sicurezza
La conoscenza approfondita della struttura sottostante e delle dinamiche vulcaniche non ha soltanto valore scientifico, ma ha anche importanti implicazioni per la sicurezza delle comunità che vivono intorno ai vulcani. Informazioni più dettagliate sulla risalita del magma e sulla possibile attività eruttiva possono aiutare a sviluppare strategie di gestione del rischio e a informare le popolazioni locali riguardo ai potenziali pericoli.
La continua esplorazione e ricerca sull’Etna rappresentano un contributo significativo non solo alla vulcanologia, ma anche alla geologia e alla sismologia, offrendo un modello per lo studio di altri vulcani attivi a livello globale.