Ultimo aggiornamento il 5 Agosto 2024 by Luisa Pizzardi
Il mercato del lavoro in Italia si trova di fronte a un’emergenza relativa alle competenze richieste dalle aziende. Secondo un’analisi recente del Centro studi di Confindustria, il 69,8% delle imprese lamenta difficoltà nella ricerca di lavoratori adeguatamente formati. Ciò pone interrogativi sulle strategie future e sulla formazione professionale necessaria per rispondere alle esigenze di un panorama economico in evoluzione. Questo articolo esplora le problematiche legate al mercato del lavoro, l’occupazione femminile e gli sviluppi in diversi settori industriali.
Difficoltà nel reperire competenze
Competenze tecniche e manuali al centro delle esigenze aziendali
Il report di Confindustria evidenzia che le difficoltà nella ricerca di personale qualificato riguardano principalmente le competenze tecniche, indicate dal 69,2% delle aziende, e le abilità manuali, riscontrate nel 47,9% dei casi a livello nazionale. In particolare, nel settore industriale queste ultime si elevano al 58,9%. Questa situazione mette in luce un allineamento insufficiente tra l’offerta formativa e le necessità delle imprese, che si trovano così costrette a navigare un mercato sempre più esigente.
Un aspetto cruciale è la correlazione tra le difficoltà di assunzione e la transizione digitale: nel 66% dei casi, le aziende segnalano la necessità di competenze funzionali a questa evoluzione. Inoltre, quasi un terzo dei datori di lavoro dichiara di necessitare di lavoratori capaci di supportare l’internazionalizzazione dell’impresa. Solo il 15% considera il fabbisogno di risorse umane legate alla transizione verso pratiche più sostenibili, segno che la consapevolezza ecologica è ancora in fase di sviluppo nel panorama lavorativo.
Strategie aziendali per affrontare il gap di competenze
Di fronte a queste sfide, le aziende stanno attuando diverse strategie per colmare il gap di competenze. La maggior parte delle imprese opta per la formazione del personale esistente. Questo approccio riflette una volontà di investire nel capitale umano, piuttosto che cercare esternamente le competenze desiderate.
In aggiunta, quasi la metà delle aziende ricorre a servizi esterni, come consulenze specializzate, per potenziare le proprie capacità. Anche le collaborazioni con realtà educative locali, come ITS Academy e programmi di tirocini curriculari, sono un’opzione per un terzo delle aziende . Queste azioni non solo mirano alla qualificazione del personale, ma rappresentano anche un tentativo di legare il mercato del lavoro alle istituzioni formative, a beneficio di entrambe le parti.
Andamento dell’occupazione nel 2023
Crescita occupazionale tra le donne
Nel 2023, il tasso di occupazione nelle aziende associate a Confindustria è aumentato dell’1,4% rispetto all’anno precedente. Questo incremento si riflette in un aumento dell’occupazione nelle imprese di servizi e in quelle industriali , mostrando che tutti i settori partecipano al positivo andamento occupazionale.
Un elemento rilevante è la crescita dell’occupazione femminile, che segna un +3,4%, rispetto a una sostanziale stabilità per i lavoratori maschili . Questo trend suggerisce che le politiche per l’inclusione delle donne nel mercato del lavoro stanno dando i loro frutti, contribuendo a una maggiore diversificazione e rinnovamento degli ambienti lavorativi.
Tipologie contrattuali e apprendistato
Dall’analisi emerge anche un cambiamento nella tipologia contrattuale, con una crescita degli occupati a tempo indeterminato e una riduzione di quelli a tempo determinato . Nelle aziende associate, il 92,6% dei dipendenti è impiegato con contratti a tempo indeterminato, indicativo della preferenza delle aziende a stabilizzare il proprio personale.
Inoltre, il numero di apprendisti è cresciuto in modo significativo , sia nell’industria che nei servizi, contribuendo a formare una nuova generazione di lavoratori. Questo aumento risulta particolarmente rilevante, poiché le assunzioni di apprendisti erano diminuite negli anni precedenti.
Contratti aziendali e welfare
Diffusione e materie regolate
Secondo l’indagine, oltre un quarto delle imprese associate ha adottato un contratto aziendale, che si dimostra più comune nell’industria rispetto ai servizi . Le grandi aziende si distinguono per una maggiore diffusione della contrattazione rispetto alle piccole imprese .
Il 65,1% dei dipendenti lavora in imprese che applicano contratti aziendali, evidenziando l’importanza di tali accordi nella regolamentazione delle condizioni di lavoro. Le materie più comunemente regolate includono premi di risultato collettivi, conversione dei premi in welfare, e orari di lavoro.
Welfare aziendale e premi variabili
Nel 2023, oltre il 60% delle aziende ha effettivamente erogato premi variabili collegati ai contratti aziendali, il che suggerisce una crescente valorizzazione del sistema di compensi. Inoltre, il 40,2% delle imprese ha riferito che un terzo dei propri lavoratori ha scelto di convertire i premi ricevuti in forme di welfare.
Questa tendenza indica una crescente attenzione verso il welfare aziendale, con il 51,3% delle imprese che offre forme di sostegno ai dipendenti, sia per obbligo contrattuale che per iniziativa autonoma. I programmi di welfare sono diventati un importante strumento di attrazione e fidelizzazione del personale.
Smart working e nuove modalità di lavoro
Impennata dell’uso dello smart working
Nel 2023, la percentuale di aziende associate a Confindustria che hanno implementato lo smart working è aumentata in modo significativo, passando dall’8,9% pre-pandemia al 32,6%. Questa evoluzione rispecchia un cambiamento culturale e organizzativo all’interno delle aziende, che si sono adattate per rispondere alle necessità di flessibilità lavorativa.
Differenze tra settori e dimensioni aziendali
Sebbene lo smart working sia più diffuso nel settore dei servizi , è presente anche in ambito industriale . Le piccole imprese manifestano la minor adattabilità all’uso di questa modalità, con circa il 24,2% delle aziende con meno di 15 dipendenti che la utilizza. Al contrario, le grandi aziende mostrano una percentuale decisamente più alta .
Un’analisi sull’intensità di utilizzo dello smart working rivela che più di un terzo dei dipendenti non dirigenti ha accesso a questa modalità di lavoro. I dati evidenziano che la flessibilità lavorativa è ormai parte integrante del tessuto aziendale, richiedendo una continua rielaborazione delle politiche interne da parte delle imprese per soddisfare le nuove aspettative lavorative.