Ultimo aggiornamento il 20 Agosto 2024 by Redazione
Il recente naufragio del veliero Bayesian, avvenuto a mezzo miglio dal porto di Porticiello, ha riportato alla mente il tragico evento della Costa Concordia nel 2012. Le operazioni di recupero, caratterizzate da difficoltà tecniche e da una visibilità ridotta, stanno coinvolgendo squadre specializzate che affrontano sfide simili a quelle dei soccorritori dell’epoca. Questo articolo esplora le operazioni in corso e le condizioni in cui i sommozzatori stanno operando.
Le sfide delle ricerche subacquee
La complessità del recupero
I sommozzatori dei Vigili del Fuoco, conosciuti come speleo sub, sono tra i pochi abilitati a svolgere ricerche in condizioni estremamente difficili. La loro missione attuale è caratterizzata da molteplici sfide, simili a quelle affrontate durante il naufragio della Costa Concordia. Le condizioni ambientali, con la visibilità ridotta e la presenza di detriti, rendono la ricerca degli scomparsi un compito arduo.
Luca Cari, responsabile della comunicazione d’emergenza, sottolinea che “la nave si trova a 50 metri di profondità e che muoversi al suo interno è reso difficile dagli spazi ristretti”. Gli speleo sub operano con due immersioni giornaliere che, a causa delle limitazioni temporali, lasciano poco spazio per esplorare a fondo il relitto. Ogni immersione dura solo 12 minuti, inclusi tempi di discesa e risalita, e il lavoro deve essere svolto con estrema cautela per evitare incidenti.
La lotta contro l’elemento acquatico
Marco Tilotta, uno dei sommozzatori in azione, ha descritto le condizioni all’interno del veliero come complesse e inquietanti. Il Bayesian si trova inclinato sul suo lato destro, rendendo l’accesso alle stanze e agli spazi cruciali estremamente difficile. Gli oggetti all’interno, dai cuscini agli utensili da cucina, galleggiano indisturbati nell’acqua che allaga i locali, complicando ulteriormente il compito dei soccorritori.
Ogni movimento deve essere strategico e pianificato: la scarsa visibilità richiede una precisione assoluta per gestire potenziali pericoli, e una semplice manovra errata può trasformarsi in un rischio mortale. Gli speleo sub devono quindi lavorare in un contesto di alta pressione, sia fisica che psicologica.
Le operazioni di recupero in corso
Tecniche e strategie di accesso
Per facilitare le operazioni di recupero, i sommozzatori hanno individuato un punto di accesso più sicuro attraverso una vetrata di spessore. Rimuovere questo ostacolo rappresenta un passo fondamentale per facilitare il loro ingresso e l’ispezione all’interno del veliero. Le prime fasi delle ricerche si sono concentrate sull’ispezione del ponte di comando, già accessibile, mentre i locali sottostanti richiedono un impegno maggiore.
Cari ha dichiarato che i sommozzatori stanno cercando di ottimizzare la sicurezza durante le immersioni poiché “rischiare è un sottofondo costante a tutte le operazioni”. Mentre le squadre avanzano, la priorità continua ad essere quella di rintracciare i sei dispersi: lavorando scrupolosamente, ci si aspetta di individuarli nelle cabine del ponte inferiore.
Determinazione e spirito di squadra
Nonostante le sfide immense, i sommozzatori mostrano una determinazione incrollabile. “Faremo di tutto per recuperare i corpi”, afferma Tilotta, evidenziando il loro impegno profondo per dare dignità alle vittime e alle loro famiglie. Se le ricerche dovessero essere interrotte per qualsiasi ragione, la volontà di riprendere non verrebbe mai meno; il loro scopo rimane chiaro: non fermarsi finché tutti i dispersi non saranno ritrovati.
Il lavoro di queste squadre subacquee rappresenta non solo una missione di recupero, ma anche un tributo rispettoso alle vite perdute e una testimonianza del coraggio e delle capacità degli operatori ingaggiati in situazioni così critiche. Il naufragio del veliero Bayesian, purtroppo, riafferma sempre l’importanza del supporto nelle emergenze e delle competenze specialistiche necessarie per rispondere a tali tragedie.