Estorsione e malavita: il tentativo di Aldo Picca per creare un impianto di cremazione a **Aversa

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Estorsione e malavita: il tentativo di Aldo Picca per creare un impianto di cremazione a **Aversa - Occhioche.it

Ultimo aggiornamento il 5 Settembre 2024 by Giordana Bellante

Il recente sviluppo in una indagine contro la malavita campana ha portato alla luce tentativi di estorsione legati alla creazione di un impianto di cremazione vicino a un cimitero, su terreni appartenenti alla Curia Vescovile di Aversa. Le autorità hanno notificato misure cautelari contro Aldo Picca, presunto boss di un cartello criminale, in un’operazione che ha coinvolto 42 provvedimenti cautelari. Scopriamo i dettagli di questa inquietante vicenda che coinvolge ricatti, intimidazioni e un contesto di illegalità.

Aldo Picca e il suo cartello malavitoso

Chi è Aldo Picca

Aldo Picca è ritenuto uno degli esponenti di spicco dell’area malavitosa legata alla provincia di Caserta. La sua carriera criminale è indelebilmente legata alla fazione Bidognetti del rione Casalesi, una delle ali più potenti e violente del crimine organizzato in Campania. Picca ha ricoperto ruoli significativi nelle gerarchie mafiose locali, esercitando il potere su diverse località come Teverola e Carinaro. La sua recente cattura fa parte di un’operazione più ampia condotta dai Carabinieri di Caserta e dalla DDA di Napoli, tesa a stroncare le attività illecite di questo cartello.

Le modalità operative del cartello

L’indagine ha svelato modalità di operare estremamente aggressive e minacciose, tipiche della malavita organizzata. Picca, insieme ai suoi collaboratori, ha utilizzato la violenza e il terrore per esercitare controllo su terreni, affitti e affari, cercando di imporre le proprie esigenze su persone vulnerabili. La strategia utilizzata nei confronti delle vittime includeva minacce dirette, incontri intimidatori e tentativi di coercizione.

Il tentativo di estorsione sull’area agricola

Le vittime e le intimidazioni

Nel mirino di Picca sono finiti infatti un padre e un figlio, affittuari di un terreno da tempo in uso agricolo. Target prescelto per il tentativo di estorsione da parte del boss, il professore ha incontrato Picca in un contesto che sembrava innocuo fino al momento in cui il malavitoso ha iniziato a forzare la mano, dichiarando che il terreno era “appena ciò di cui aveva bisogno”. Le intercettazioni telefoniche hanno rivelato l’atteggiamento arrogante di Picca, un comportamento che è sfociato in minacce dirette quando la vittima ha osato accennare all’ipotesi di una denuncia.

La reazione e le dinamiche familiari

La reazione del professore, che ignorava la vera identità del suo interlocutore, ha evidentemente sfidato l’auto-proclamata autorità di Picca. Questo ha provocato un tentativo di mediazione del padre, con un dialogo che ha ulteriormente evidenziato quanto fosse difficile per le vittime combattere contro la pressione del male. Il boss ha fatto sfoggio di “carattere criminale”, rivendicando il suo statuto giuridico di delinquente mentre si confrontava con un educatore.

Conseguenze legali e sequestro del terreno

Il sequestro del terreno

Il terreno in questione, destinato esclusivamente all’uso agricolo, ha subito un sequestro da parte delle autorità competenti. Le indagini hanno rivelato che sul sito erano state costruite strutture non autorizzate, come un campo da calcetto e baracche. Tale utilizzo fraudolento del suolo agricolo da parte di Picca e del suo cartello evidenzia come la criminalità organizzata possa infiltrarsi e ridurre in schiavitù risorse destinate invece al bene comune.

Ignoranza della Curia Vescovile

Un aspetto importante da considerare è la totale ignoranza della Curia Arcivescovile di Aversa, che si trovava all’oscuro delle operazioni illecite condotte su terreni di loro proprietà. Ciò solleva interrogativi sulla vigilanza e sulla gestione dei beni ecclesiastici, dimostrando come gli ambienti della malavita possano permeare affrontando anche soggetti come la Chiesa.

L’operazione contro Aldo Picca rappresenta un passo significativo nella lotta contro la criminalità organizzata in Campania e sottolinea l’importanza della cooperazione fra le forze dell’ordine e le istituzioni locali nella salvaguardia della legalità.

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