Ultimo aggiornamento il 6 Settembre 2024 by Redazione
Un drammatico episodio ha scosso il carcere milanese di San Vittore, dove un giovane detenuto di soli 18 anni, di origini egiziane, è stato trovato carbonizzato nella sua cella. La circostanza della sua morte ha riacceso il dibattito sulle condizioni all’interno delle carceri italiane, sempre più simili a campi di battaglia. L’accaduto ha sollevato preoccupazioni tra i sindacati della polizia penitenziaria, che denunciano una crisi senza precedenti nel sistema.
I dettagli del tragico evento
La sera fatale a San Vittore
L’incendio, che ha portato alla morte del giovane, è avvenuto nella notte di ieri. Secondo le prime testimonianze, l’incendio sarebbe stato provocato dallo stesso detenuto e dal suo compagno di cella. Mentre altri dettagli sono ancora in fase di accertamento, le autorità evidenziano che non si tratterebbe di un caso di suicidio ma di una questione più complessa legata alla difficile vita carceraria.
Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa Polizia Penitenziaria, ha commentato la vicenda sottolineando la gravità della situazione. “Questa morte si aggiunge ad una lunga lista di tragedie”, ha affermato De Fazio, riferendosi ai 70 detenuti e ai 7 agenti che si sono tolti la vita dall’inizio dell’anno, un segnale preoccupante che non può essere sottovalutato.
L’intervento della polizia penitenziaria
Le dinamiche del tragico evento hanno messo in luce l’immediato intervento della polizia penitenziaria. De Fazio ha lodato il coraggio degli agenti che, nonostante le difficili condizioni di lavoro e il personale sottodimensionato, sono riusciti a salvare il secondo detenuto e a contenere le fiamme, evitando che l’incendio si propagasse al resto del carcere.
Nonostante la prontezza di riflessi degli agenti, il sindacato mette in evidenza l’inefficacia del sistema penitenziario e la situazione di crisi in cui operano: “Siamo stremati e mortificati, ma continuiamo a fare il nostro dovere”, ha aggiunto De Fazio, accentuando la necessità di un intervento serio da parte delle autorità competenti.
La crisi del sistema penitenziario
Sovraffollamento e carenza di personale
Il carcere di San Vittore ospita attualmente circa 1.100 detenuti, a fronte di una capienza massima di soli 445 posti. Questo significa che il tasso di sovraffollamento è superiore al 247%, una situazione insostenibile che alimenta tensioni e conflitti all’interno della struttura. Gli agenti di polizia penitenziaria, che dovrebbero vigilare su questa situazione, sono solo 580, mentre il fabbisogno stimato è di almeno 700, evidenziando una carenza di personale del 17%.
De Fazio ha sollecitato una riforma urgente del sistema penitenziario, richiamando l’attenzione del Governo sulla necessità di deflazionare la densità detentiva e migliorare le condizioni di vita all’interno delle carceri. “Oltre 15.000 detenuti sono sopra la capienza, e gli organici della polizia penitenziaria mancano di oltre 18.000 unità”, ha proseguito, denunciando una situazione che richiede attenzione immediata per evitare ulteriori tragedie.
Interventi necessari per garantire la sicurezza
La crisi del sistema penitenziario non si limita unicamente alla questione del sovraffollamento; vi è la necessità di garantire assistenza sanitaria e psichiatrica adeguata, oltre a strutture carcerarie salubri e sicure. De Fazio denuncia che il perdurare di tali condizioni rischia di generare un aumento delle morti e un peggioramento della qualità della vita nei penitenziari. “Con necrologi quotidiani continueremo a contare le morti che non possono non avere responsabili, non solo morali”, conclude il segretario generale, ribadendo l’urgenza di un intervento strutturale e significativo.
L’episodio che ha scosso San Vittore è quindi emblematico di un sistema penitenziario ormai in difficoltà, che chiede a gran voce attenzione e riforme per garantire la dignità e la sicurezza di tutti.