Ultimo aggiornamento il 9 Settembre 2024 by Giordana Bellante
Le politiche di gestione del verde pubblico a Roma hanno vissuto negli ultimi decenni una serie di riforme più o meno riuscite. Dalla creazione dei Punti verde qualità nel 1995 all’attuale tentativo di transizione verso i Parchi integrati urbani, le aspettative di miglioramento si sono spesso scontrate con la realtà. Negli ultimi mesi, il Campidoglio ha annunciato un’importante novità, ma i risultati sono stati finora deludenti: l’unico bando realizzato è andato deserto.
Cosa sono i Punti verde qualità
I Punti verde qualità rappresentano un’innovativa iniziativa lanciata dall’amministrazione Rutelli nel 1995, mirata alla gestione del verde pubblico attraverso un partenariato con privati. L’idea centrale era quella di affidare la manutenzione di circa 500 ettari di parchi e aree verdi della Capitale, con l’obiettivo di promuovere una gestione più efficiente e sostenibile. In cambio della cura del verde, il Comune di Roma ha inizialmente proclamato 75 aree, dando la possibilità ai concessionari di gestire non solo servizi di manutenzione, ma anche varie strutture ricreative e commerciali.
Tuttavia, le maglie delle concessioni si sono rivelate larghe, permettendo la costruzione di impianti sportivi, piscine e altri interventi di grande impatto. La concessione, della durata di ben 33 anni, includeva anche l’accesso a fidejussioni bancarie garantite dal Comune, che coprivano fino al 95% dei mutui. Questo ha comportato una grande opportunità per gli operatori privati, ma ha anche causato un ingente debito per l’amministrazione capitolina. Tra i 63 progetti realizzati, sono solo 8 quelli che hanno visto la luce, mentre il resto ha generato enormi difficoltà economiche e strutture abbandonate, trasformando il verde in cicatrici visibili nel paesaggio urbano.
Molti degli imprenditori coinvolti sono stati accusati di gestire i fondi pubblici senza controlli adeguati, creando una situazione in cui la manutenzione del verde spesso è passata in secondo piano rispetto a un vero e proprio business edile. Le conseguenze di queste scelte si sono abbattute sulle casse del Comune e sui cittadini romani, costretti a vivere in un contesto urbano impoverito.
Da Marino a Raggi: cosa è stato fatto
Con l’arrivo dell’amministrazione Marino, nel 2013, il messaggio è diventato chiaro: era necessario un cambio di rotta. La nuova giunta ha avviato un’azione di stop alle disastrose concessioni precedenti, revocando alcune di esse e cercando alternative per valorizzare i manufatti costruiti, molti dei quali purtroppo vandalizzati. Le misure adottate hanno portato all’implementazione di tre manifestazioni d’interesse che, sebbene volessero ripristinare il valore dei Punti verde qualità, si sono rivelate inefficaci e poco convincenti.
Dopo aver constatato il fallimento di queste misure, la giunta attuale ha preso una decisione audace: nel 2023, dopo quasi 30 anni dall’ideazione dei Pvq, il Campidoglio ha optato per un nuovo modello di gestione, puntando sui Parchi integrati urbani. Questa transizione è stata vista come un’opportunità di rinnovamento, sebbene esistessero molte domande sulla sua reale efficacia.
La novità dei Parchi integrati urbani
Il modello dei Parchi integrati urbani si pone come l’alternativa alle problematiche riscontrate nella gestione dei Punti verde qualità. Un cambiamento fondamentale riguarda le fidejussioni bancarie: mentre prima il Comune garantiva fino al 95% dei mutui, ora sarà la responsabilità dei privati presentare tali garanzie. Questo nuovo approccio ha un obiettivo chiaro: evitare che le istituzioni pubbliche continuino a caricarsi di debiti per progetti fallimentari.
Ad agosto del 2023, la giunta ha attuato questo processo con un nuovo bando destinato alla riqualificazione dell’ex Pvq della Madonnetta, un’area a Acilia. L’importo necessario per il restauro è stato fissato in quasi 12 milioni di euro, gran parte dei quali servirà per la bonifica e la ristrutturazione di edifici in stato di abbandono. Questa operazione non è solo una questione di mantenimento del verde, ma anche di ripristino della sicurezza dell’area, da anni teatro di degrado.
Deserto l’unico bando fatto
Tuttavia, le speranze di una nuova era per la gestione del verde pubblico a Roma sono naufragate quando, a distanza di un anno dal lancio della nuova iniziativa, è scaturito un risultato deludente: l’unico bando realizzato è andato deserto. L’assessore al patrimonio ha comunicato che, durante i mesi precedenti, si erano ricevute domande e osservazioni da potenziali interessati, con richieste di modifiche nella programmazione degli spazi.
Attualmente, l’amministrazione si trova a un bivio, cercando nuove modalità per riqualificare oltre 21 ettari di verde a Acilia, ma anche a fronteggiare situazioni analoghe in altre aree vulnerabili della città. È evidente che la gestione dei Punti verde qualità ha lasciato un segno profondo nel tessuto urbano di Roma. Con un cospicuo numero di spazi in stato di abbandono, è necessario un piano d’azione che vada oltre le bonifiche sporadiche e i sgomberi occasionali. La Capitale ha bisogno di un approccio strategico e sostenibile alla rinascita del verde pubblico, che ad oggi risulta più una promessa che una realtà tangibile.