Ultimo aggiornamento il 10 Settembre 2024 by Luisa Pizzardi
La recente decisione della Commissione europea di valutare la revoca dell’autorizzazione all’immissione in commercio dell’acido obeticolico ha sollevato preoccupazioni significative nell’ambito della salute pubblica. Questo farmaco si è rivelato cruciale per i pazienti affetti da colangite biliare primitiva , una malattia autoimmune rara ma devastante del fegato. La Dr.ssa Annarosa Floreani, esperta nella ricerca di malattie epatiche, ha messo in luce le gravi conseguenze che una potenziale revoca potrebbe comportare per i pazienti e per l’intero panorama della ricerca scientifica.
Il rischio di un regresso nella ricerca scientifica
Conseguenze per la comunità scientifica
L’acido obeticolico è considerato un trattamento salvavita per i pazienti con colangite biliare primitiva, una patologia che colpisce principalmente le donne di età compresa tra i 45 e i 55 anni. La Dr.ssa Floreani ha espresso, durante un evento organizzato dall’Osservatorio malattie rare, che una revoca del farmaco porterebbe a un drammatico arresto nella ricerca scientifica accumulata nell’ultimo decennio. “Se non avremo a disposizione l’acido obeticolico, torneremo indietro di sette anni,” ha affermato Floreani. L’impatto non si limiterebbe solo ai pazienti già in trattamento, che vedrebbero compromesso il loro stato di salute, ma coinvolgerebbe anche nuovi pazienti, privati della possibilità di accedere a un trattamento che può migliorare la qualità della vita e prolungare la sopravvivenza.
Un contesto europeo preoccupante
La sosta della revoca dell’AIC è una buona notizia, ma il rischio di una futura inattività è reale. I pazienti europei potrebbero non avere accesso all’unico trattamento efficace per la loro condizione, portando a conseguenze letali e peggiorando la loro qualità di vita. La Dr.ssa Floreani sottolinea che esiste una preoccupazione generale per il futuro della ricerca e dell’innovazione nel settore delle malattie rare, se misure contrarie come questa entrassero in vigore.
La colangite biliare primitiva: una malattia complessa
Caratteristiche e impatto della malattia
La colangite biliare primitiva è riconosciuta per la sua natura cronica e rara. È una malattia autoimmune che danneggia i piccoli dotti biliari e, se non trattata, può portare a conseguenze gravi come infiammazione cronica, cirrosi epatica e trapianto di fegato. Secondo le statistiche, la malattia colpisce circa il 90% delle donne, con un rapporto di 9 a 1 rispetto agli uomini. I sintomi principali includono prurito intenso e sensazione di affaticamento, entrambi fattori debilitanti che influiscono in modo significativo sulla qualità della vita dei pazienti.
Associazione con altre malattie autoimmuni
Ulteriore complessità è aggiunta dal fatto che la colangite biliare primitiva può coesistere con altre malattie autoimmuni, comprese quelle reumatologiche come l’ipotiroidismo e le artriti. Questo rende la diagnosi e la gestione della patologia ulteriormente intricate e richiede approcci terapeutici diversificati, mirati alla salute globale del paziente.
L’importanza dell’acido obeticolico nel trattamento
Evoluzione delle terapie disponibili
La storia del trattamento della colangite biliare primitiva ha visto il lancio dell’acido ursodesossicolico nel 1987 come prima linea di terapia. Sebbene abbia migliorato la sopravvivenza dei pazienti, una significativa percentuale, circa il 30-40%, non ha ottenuto i risultati sperati e necessita quindi di un trattamento alternativo. Qui entra in gioco l’acido obeticolico, approvato in Italia nel 2017, che ha offerto nuovi orizzonti per circa 1.400 pazienti, dimostrando la sua efficacia attraverso studi real world che hanno coinvolto oltre 700 pazienti in tutto il paese.
Necessità di dati clinici solidi
La Dr.ssa Floreani afferma che l’introduzione dell’acido obeticolico è stata inizialmente condizionata, richiedendo la documentazione dei vantaggi in termini di eventi clinici significativi, come la cirrosi. I risultati del trial Cobalt, che ha reclutato pazienti con malattie avanzate, hanno dimostrato chiaramente che coloro che erano nel gruppo placebo hanno abbandonato il trial per ricevere il trattamento con obeticolico, poiché i benefici erano evidenti. Tuttavia, questo ha portato a bias statistici, creando difficoltà nell’utilizzo di questi dati per giustificare l’AIC del farmaco.
Pur essendo la revoca dell’AIC momentaneamente sospesa, resta fondamentale che l’agenzia Europea del farmaco consideri seriamente i risultati degli studi real world, i cui dati sono numerosi e promettenti. La salute di migliaia di pazienti è in gioco, sottolineando la necessità di mantenere un accesso costante a farmaci efficaci come l’acido obeticolico.