Ultimo aggiornamento il 11 Settembre 2024 by Giordana Bellante
La recente decisione del Tar del Lazio di sospendere nuovamente il decreto del ministero della Salute riguardante la cannabis light ha suscitato un ampio dibattito. Per la seconda volta in meno di un anno, i giudici amministrativi hanno preso una posizione che potrebbe avere un significativo impatto su un settore in costante crescita. La controversia si snoda attorno al provvedimento che equipara il cannabidiolo a sostanze stupefacenti, limitandone la vendita nei negozi. I produttori di canapa festeggiano, mentre l’attesa per il pronunciamento definitivo del tribunale, previsto per il 16 dicembre, si fa intensa.
Il provvedimento del Tar: un ostacolo per il governo
L’atto contestato
Il decreto, firmato dal ministro della Salute Orazio Schillaci, ha attirato le ire sia dei coltivatori di canapa che di esperti del settore. La decisione del Tar di sospendere l’atto è stata motivata dalla necessità di considerare le argomentazioni presentate da Imprenditori Canapa Italia, un’associazione rappresentativa del settore. In essa si sottolineava il rischio di gravi danni economici e sociali derivanti dall’applicazione di tale decreto. La sospensione dell’atto, già avvenuta lo scorso ottobre, aveva creato un precedente, e la nuova sentenza continua su questa scia, ponendo in dubbio l’efficacia delle politiche governative sulla cannabis light.
Implicazioni economiche e sociali
L’importanza della sentenza va oltre la semplice annullamento di un provvedimento burocratico. Essa evidenzia i gravi rischi per l’economia locale e per migliaia di lavoratori impiegati nel settore della canapa industriale. L’inibizione della vendita di prodotti contenenti CBD, fino a quel momento legali, rischiava di portare a un collasso dell’industria e a una perdita significativa di posti di lavoro. La sentenza del Tar non solo rimette in discussione il decreto governativo, ma invita anche a una riflessione più ampia sulle politiche in atto.
Reazioni politiche e sociali alla sentenza
Le affermazioni dei rappresentanti del settore
Diversi esponenti politici e rappresentanti del settore hanno commentato la decisione del Tar. “Il Tar del Lazio ha bloccato per la seconda volta il furore ideologico del governo Meloni sulla cannabis light,” ha dichiarato Angelo Bonelli, portavoce di Europa Verde. Le sue parole evidenziano un malcontento crescente nei confronti delle politiche attuali. Anche Riccardo Magi di +Europa ha sottolineato come la sentenza sfidi direttamente le narrazioni proibizioniste, rivelando contraddizioni nelle posizioni del governo.
Le posizioni dei gruppi di opposizione
Le reazioni dal fronte dell’opposizione sono state forti e chiare. Gilda Sportiello, deputata del M5s, ha affermato che il CBD non dovrebbe essere considerato una sostanza stupefacente, rimarcando come la decisione del Tar avvalori le loro posizioni. La sentenza è stata interpretata come una verifica delle scelte del governo, mentre Marco Furfaro del Partito Democratico ha parlato di “ennesima figuraccia” per l’esecutivo. Le critiche non si fermano qui, con l’Associazione Coscioni che accusa il governo di sprecare risorse per politiche che definisce antiscientifiche.
La posizione del governo
Maria Teresa Bellucci, viceministra del Lavoro e delle Politiche sociali, ha espresso preoccupazione, promettendo battaglie contro quelli che considera “prodotti pericolosi per la salute”. Questa posizione dell’esecutivo sottolinea una contraddizione interna: mentre da un lato si tenta di opporsi alle decisioni del Tar, dall’altro si cerca di mantenere una posizione rigida su una materia sempre più contestata.
In questo contesto, la sentenza del Tar rappresenta un’opportunità per il settore di ripensare le proprie strategie e ottenere una maggiore tutela, in vista dell’audizione di dicembre, quando si attende un’importante pronuncia che potrebbe definire il futuro della cannabis light in Italia.