Roma: sgombero di tendopoli a Castro Pretorio porta a polemiche politiche e sociali

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Roma: sgombero di tendopoli a Castro Pretorio porta a polemiche politiche e sociali - Occhioche.it

Ultimo aggiornamento il 23 Settembre 2024 by Luisa Pizzardi

L’operazione di sgombero che ha avuto luogo a Roma il 23 settembre ha visto le forze dell’ordine impegnate a rimuovere tende e bivacchi lungo le Mura Aureliane, specialmente nel quartiere di Castro Pretorio. Questo intervento, che ha già suscitato diverse reazioni tra i politici locali e le associazioni sociali, è stato intrapreso per cercare di ridurre il degrado e tutelare i luoghi storici della Capitale.

sgombero delle tende nel quartiere di Castro Pretorio

La mattinata di lunedì 23 settembre ha visto un’intensa attività da parte della polizia di Stato, della polizia locale e di squadre di Ama, impegnate in un’operazione mirata a sgomberare i bivacchi lungo viale Pretoriano e via di Santa Bibiana. Durante il blitz, iniziato intorno alle 8:00, sono state rimosse circa 30 tende e identificate 19 persone. Il dispositivo di sicurezza ha coinvolto l’unità SPE del I gruppo Centro dei vigili e agenti del commissariato Viminale.

La scelta di concentrare l’operazione in questo specifico quadrante è legata alla crescente presenza di sans-abri che utilizzano le tende come rifugio, attirando l’attenzione delle istituzioni preposte al mantenimento dell’ordine pubblico e alla tutela della dignità umana. L’operazione ha avuto un’estensione notevole e si è conclusa con la pulizia delle aree interessate. I vigili del fuoco e i lavoratori di Ama hanno utilizzato diversi mezzi per garantire che le strade e i giardini recuperassero un aspetto decoroso e pulito.

identità degli occupanti: chi sono realmente?

Durante l’operazione, è emerso che una buona parte degli occupanti era di origine africana. Nove di loro erano privi di documenti e sono stati sottoposti ai controlli di rito. Gli individui identificati avevano un’età compresa tra i 30 e i 45 anni. Per garantire un accompagnamento umano a queste persone, erano presenti operatori della sala operativa sociale di Roma Capitale, abbinati ai dipartimenti Simu e alla tutela del decoro urbano. La situazione di vulnerabilità di queste persone ha generato interrogativi su come siano stati gestiti i successivi processi di assistenza e reinserimento.

L’assistenza ricevuta includeva possibilità di accoglienza e aiuto per chi vive in condizioni non dignitose, all’ombra della risoluzione del problema del degrado urbano. Questo avviene in un contesto di crescente attenzione verso le politiche sociali e il diritto alla dignità. All’indomani dell’intervento, il dibattito pubblico ha iniziato a delinearsi non soltanto in merito all’operazione, ma anche sulla modalità di gestione e assistenza agli individui coinvolti.

scosse politiche: tensioni in giunta

La decisione di attuare il blitz di sgombero ha suscitato una serie di reazioni contrastanti tra i membri dell’amministrazione capitolina. Il consigliere Mariano Angelucci ha espresso soddisfazione per quanto fatto, sottolineando che l’obiettivo è restituire decoro a una zona di grande importanza archeologica. Tuttavia, non manca chi, come Nella Converti, presidente della commissione politiche sociali, ha manifestato disappunto per la mancanza di comunicazione riguardo l’operazione.

Converti è intervenuta chiedendo spiegazioni sulla presenza della sala operativa sociale durante l’intervento, sottolineando la necessità di monitorare le condizioni delle persone identificate. Anche se Angelucci ha messo in luce il lato di pianificazione sociale, diversi esponenti dell’amministrazione hanno avvertito segnali di una gestione poco coordinata delle politiche sociali, alimentando il dibattito su giustizia sociale e dignità delle persone vulnerabili.

attivismo sociale: contestazioni e richieste

Non sono mancati interventi da parte di associazioni come “Nonna Roma”, che ha sollevato interrogativi sulla consapevolezza dell’amministrazione riguardo allo sgombero. La richiesta di informazioni su ciò che è accaduto alle persone coinvolte è stata accompagnata da un appello a prendere posizioni ferme contro l’architettura ostile e le operazioni repressivi nei confronti dei senza dimora.

L’operato della giunta comunale è stato contestato e messo in discussione, con l’associazione che ha invitato a riconcettualizzare l’approccio verso i marginalizzati della città. Il messaggio di “Nonna Roma” è chiaro: non ci si può limitare a sgomberare senza considerare le conseguenze umane, né tantomeno dare spazio a una politica che appare distante dalle esigenze reali delle persone vulnerabili.

una risposta m5s: l’insoddisfazione continua

Federica Festa, consigliera del M5S, ha espresso un punto di vista critico nei confronti delle modalità con cui l’amministrazione ha affrontato il problema dell’emergenza abitativa. Secondo Festa, l’operazione di sgombero segna l’inizio di un ciclo di spostamenti, senza risolvere il problema di fondo. Già in passato si era constatato che spesso queste persone tornano dopo pochi giorni nei luoghi da cui sono state allontanate.

Rimanendo in attesa di verifiche sull’efficacia dell’intervento, Festa ha evidenziato che il problema delle soluzioni abitative alternative rimane irrisolto. Le proposte disponibili, secondo quanto riferito, non sarebbero sufficienti ad affrontare una situazione di crescente vulnerabilità, alimentando il dibattito su quale possa essere il modo migliore per gestire e affrontare la questione del disagio sociale a Roma.

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