Morto il giornalista Andrea Purgatori: indagati quattro medici per omicidio colposo

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Morto il giornalista Andrea Purgatori: indagati quattro medici per omicidio colposo - Occhioche.it

Ultimo aggiornamento il 24 Settembre 2024 by Giordana Bellante

La tragica morte del giornalista Andrea Purgatori, avvenuta nel luglio 2023, continua a far discutere. Secondo la relazione del gip di Roma, una serie di errori medici ha contribuito al decesso del noto professionista. Quattro medici sono attualmente indagati per omicidio colposo, accusati di aver trascurato segnali e di aver effettuato diagnosi errate. La perizia medico-legale, elaborata nell’ambito di un incidente probatorio, svela un quadro inquietante di negligenza da parte del personale medico coinvolto nel caso.

Indagine e perizia medico-legale

Nel marzo 2023, a seguito della richiesta da parte del gip, è stata avviata una perizia medico-legale per chiarire le cause della morte di Purgatori. Gli ausiliari della giustizia hanno riscontrato una “catastrofica sequela di errori e omissioni” nelle pratiche mediche, che hanno portato alla decisione di indagare quattro professionisti sanitari tra cui neuroradiologi e un cardiologo. Tali conclusioni sono state ben documentate, rivelando che i referti non sono stati redatti in modo corretto e preciso dai medici coinvolti nel caso.

In particolare, la perizia ha messo in luce come i neuroradiologi avessero refertato in modo errato l’esame di risonanza magnetica dell’8 maggio 2023. Le negligenze si sarebbero protratte anche negli esami successivi, risalenti al 6 giugno e all’8 luglio, che hanno mostrato segni di imperizia. A questi medici si aggiunge il cardiologo Guido Laudani, il quale è ritenuto responsabile di non aver eseguito approfondimenti diagnostici adeguati.

Le implicazioni delle diagnosi errate

L’analisi della perizia ha evidenziato come Laudani abbia interpretato in modo errato i risultati dell’esame Holter, assumendo erroneamente che l’embolizzazione multiorgano fosse il risultato di fibrillazione atriale. Non solo, ma il cardiologo non ha nemmeno considerato adeguatamente il quadro clinico complessivo di Purgatori e gli effetti della terapia anticoagulante da lui prescritta. Tali comportamenti, secondo gli esperti, sono stati definiti come non adeguati in termini di perizia e dovrebbero essere presi in seria considerazione nell’ambito delle indagini.

I periti hanno inoltre messo in luce un episodio critico riguardante il ricovero di Purgatori nel luglio 2023. Il dimissione del paziente avvenne senza che i medici avessero visionato i risultati di un prelievo di sangue effettuato il 19 luglio, che evidenziava una severa anemia. Quest’ultima avrebbe dovuto comportare una rivalutazione della possibilità di dimissione, data la sua potenziale pericolosità e il legame con le precedenti diagnosi.

Le conseguenze dell’endocardite

La perizia ha chiarito che l’endocardite, una grave infezione del cuore diagnosticata postuma a Purgatori, è stata la causa diretta del suo decesso. I periti hanno affermato che un corretto approccio diagnostico e terapeutico avrebbero potuto prolungare la vita del paziente. Infatti, secondo stime scientifiche, le probabilità di sopravvivenza a un anno per pazienti affetti da endocardite, se adeguatamente trattati, sarebbero dell’80%.

Secondo l’analisi degli esperti, l’endocardite che ha portato alla morte di Purgatori avrebbe potuto essere identificata con maggiore tempestività, per esempio, durante il ricovero che va dal 10 al 23 giugno 2023 o già alla fine di maggio, qualora le analisi della risonanza magnetica fossero state interpretate in modo corretto. Queste informazioni pongono un grande interrogativo sui livelli di assistenza e sulla competenza del personale medico coinvolto, sollevando importanti questioni etiche e professionali nel campo della medicina.

Con il caso che prosegue, l’attenzione si concentra non solo sulle responsabilità individuali dei medici, ma anche sulla necessità di un sistema sanitario che prevenga tali tragedie attraverso un monitoraggio più attento e un maggiore rigore nella pratica medica.

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