Rimozioni di dehors e pedane abusive a Roma: un piano in corso per ripristinare la legalità

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Rimozioni di dehors e pedane abusive a Roma: un piano in corso per ripristinare la legalità - Occhioche.it

Ultimo aggiornamento il 25 Settembre 2024 by Redazione

Con il ritorno delle attività di rimozione delle strutture abusive nel centro storico di Roma, le autorità municipali stanno affrontando il problema crescente dei dehors non autorizzati. Queste iniziative mirano a mantenere l’ordine e il decoro nelle strade della capitale, sempre più affollate da pedane e strutture temporanee, in particolare dopo la deregolamentazione avvenuta durante e dopo il lockdown.

L’importanza delle rimozioni di pedane abusive

Rimozioni recenti e interventi correnti

Nei giorni scorsi, sotto l’impulso delle autorità locali, sono state smantellate due pedane abusive: una in via del Pellegrino e l’altra in via Carlo Alberto, situate in aree strategiche e storiche, rispettivamente nel rione Regola, vicino a Piazza Navona, e nel rione Esquilino, non lontano dalla stazione Roma Termini. L’assessore al commercio, Jacopo Scatà, ha confermato che i titolari delle attività interessate erano stati precedentemente avvertiti dalla polizia locale in merito alla necessità di rimuovere le strutture. Scatà ha sottolineato come queste azioni siano parte di un programma avviato fin dall’inizio della consiliatura, con l’obiettivo di ripristinare l’ordine e il decoro delle vie della città.

Inoltre, il Comune ha già previsto un calendario per ulteriori rimozioni di dehors, con appuntamenti fissati per la prossima settimana. Due dehors, uno dei quali abbandonato, saranno smantellati, questa volta nel quadrante di Prati e Trionfale. Un intervento che si preannuncia diretto dal Municipio, il quale ha ricevuto nel 2024 un finanziamento di 140mila euro per facilitare queste operazioni. Tale somma rappresenta un notevole incremento rispetto ai fondi precedenti disponibili, evidenziando l’impegno delle autorità nel combattere il fenomeno dei dehors abusivi.

Un’analisi delle cause di proliferazione dei dehors

Il contesto normativo e il ruolo del lockdown

La proliferazione dei dehors a Roma ha radici in una deregulation che ha caratterizzato il periodo post-lockdown. A seguito delle restrizioni legate al COVID-19, il Campidoglio ha introdotto misure per sostenere le attività di somministrazione alimentare, semplificando le procedure per l’allestimento di pedane. Agli esercenti bastava presentare una Scia, la segnalazione certificata di inizio attività, per poter installare le loro strutture temporanee. Questo sistema, sebbene volto a favorire la ripresa economica, ha portato a una situazione di irregolarità diffusa, rendendo difficile il controllo da parte delle autorità.

Gli operatori economici hanno sfruttato la mancanza di controlli immediati, portando a un aumento esponenziale delle occupazioni irregolari. I residenti delle aree interessate hanno manifestato crescente malcontento, lamentando la trasformazione del centro storico in un “luna park” frequentato da turisti e visitatori, a discapito della tranquillità e del decoro urbano.

Le implicazioni delle recenti proroghe

Proroghe estive e sfide per le autorità

Le lamentele non provengono esclusivamente dagli abitanti delle zone interessate. Anche il mondo politico ha espresso preoccupazioni riguardo alla proliferazione delle strutture abusive, complici le ripetute proroghe sui dehors. L’ultima modifica normativa, attuata nella primavera del 2024 con il DDL concorrenza, ha esteso la validità delle attuali autorizzazioni fino al 2025. Questa estensione non deve essere interpretata come un’amnistia per le occupazioni irregolari, ma necessariamente ha reso più complessa la situazione per le autorità, poiché ha introdotto il concetto di “silenzio assenso” in prossimità di siti archeologici.

Questo meccanismo ha creato ulteriori difficoltà alle operazioni di controllo e gestione, perché i funzionari municipali si trovano a dover operare in un contesto normativo più stratificato e meno chiaro. Le autorità stanno ora cercando di bilanciare il bisogno di restituire spazi pubblici ai cittadini e quello di rendere la città attraente per i turisti, segnando così una fase cruciale nella gestione del patrimonio urbano di Roma.

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