Sprecato in Europa: nel 2022 132 chilogrammi di cibo per abitante, 59,2 milioni di tonnellate totali

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Sprecato in Europa: nel 2022 132 chilogrammi di cibo per abitante, 59,2 milioni di tonnellate totali - Occhioche.it

Ultimo aggiornamento il 27 Settembre 2024 by Giordana Bellante

Nel 2022, l’Unione Europea ha affrontato un problema di dimensioni notevoli legato allo spreco alimentare, amountando a circa 132 chilogrammi per ogni abitante. Questo dato, fornito da Eurostat, pone in evidenza quanto sia vasto questo fenomeno, con un totale di 59,2 milioni di tonnellate di rifiuti alimentari prodotti nell’intera UE. Adottare politiche più efficaci per ridurre lo spreco potrebbe avere un impatto significativo non solo sull’ambiente, ma anche sull’economia.

Rifiuti alimentari nell’UE: una questione di dimensioni

Le cifre dello spreco alimentare

Secondo i dati pubblicati da Eurostat, l’Unione Europea ha generato circa 59,2 milioni di tonnellate di rifiuti alimentari nel 2022. Questo valore impressionante racchiude sia gli scarti derivanti da alimenti non consumati, sia gli scarti di parti commestibili. Analizzando il contesto, è evidente che dietro queste cifre ci sono pratiche di consumo e produzione che meritano un’attenta riflessione.

La suddivisione dei rifiuti alimentari

Tra i vari segmenti produttivi della filiera alimentare, i rifiuti domestici si attestano come la maggior fonte di spreco. Infatti, il 54% dei rifiuti alimentari complessivi proviene dai nuclei familiari, corrispondendo a un carico di circa 72 chilogrammi per abitante. Questo solleva interrogativi sulle abitudini di acquisto e conservazione degli alimenti da parte dei consumatori.

D’altra parte, un’analisi più approfondita mostra che il restante 46% dei rifiuti alimentari ha origine in altre fasi della filiera. Dei rifiuti generati a monte, il 19% proviene dall’industria alimentare e delle bevande, corrispondente a circa 25 chilogrammi per abitante. Inoltre, ristoranti e servizi di ristorazione sono responsabili dell’11% del totale, generando 15 chilogrammi per abitante, evidenziando come anche il settore horeca contribuisca in misura significativa allo spreco.

Non da meno è il contributo della vendita al dettaglio e delle altre attività di distribuzione alimentare, che generano un ulteriore 8% di rifiuti alimentari, per un totale di circa 11 chilogrammi a persona. Infine, la produzione primaria, che include agricoltura e allevamento, incide sull’8% dei rifiuti, con un carico di circa 10 chilogrammi per abitante.

Le iniziative per ridurre lo spreco

Politiche e strategie europee

In risposta alla crescente preoccupazione per l’eccezionale quantità di rifiuti alimentari, l’Unione Europea ha avviato diverse iniziative e strategie per affrontare questo problema. La Commissione Europea sta promuovendo politiche per sensibilizzare i cittadini sull’importanza della riduzione dello spreco alimentare e per stimolare misure pratiche sia nei settori pubblico che privato.

In particolare, le campagne di sensibilizzazione mirano a educare i consumatori riguardo all’acquisto responsabile e alla corretta conservazione degli alimenti, nonché a evidenziare l’importanza di donare gli alimenti in eccesso a enti di beneficenza.

Interventi a livello locale

Accanto agli sforzi a livello europeo, molte città e regioni stanno implementando politiche locali per affrontare il problema dei rifiuti alimentari. Alcune autorità municipali hanno avviato programmi di raccolta differenziata specifici per gli scarti alimentari e hanno incentivato la creazione di orti comunitari per incoraggiare una maggiore consapevolezza sull’origine degli alimenti.

Inoltre, è fondamentale coinvolgere le aziende nel processo. Molte imprese, sia nel settore della produzione che in quello della ristorazione, stanno adottando pratiche più sostenibili e implementando strategie per ridurre gli sprechi, rendendo più efficiente l’intera catena di approvvigionamento.

In sintesi, sebbene la situazione attuale sia preoccupante, esistono segnali di cambiamento e sforzi collettivi per affrontare il problema. La speranza è che una maggiore collaborazione tra istituzioni, imprese e cittadini possa portare a risultati significativi nel prossimo futuro.

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