Ultimo aggiornamento il 27 Settembre 2024 by Redazione
Il tema dell’accesso alla prevenzione oncologica da parte degli immigrati in Italia si rivela cruciale e caratterizzato da numerosi ostacoli, tra cui difficoltà burocratiche e barriere linguistiche. Un recente sondaggio condotto dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica ha messo in luce la grave disparità nell’accesso alle cure oncologiche tra la popolazione autoctona e quella immigrata. Il convegno nazionale “Oncologia e immigrazione“, che si svolge all’Isola di San Servolo a Venezia, offre un’importante occasione per discutere e analizzare queste problematiche.
Problematiche nel diagnosi e prevenzione
Differenze significative nelle percentuali di screening
Le statistiche suggeriscono un preoccupante divario nell’accesso agli screening oncologici tra donne immigrate e donne italiane. In particolare, risulta che il 39% delle donne straniere non si sottopone a mammografia, rispetto al 27% delle italiane. Questa situazione ha come conseguenza il fatto che il carcinoma mammario venga diagnosticato nelle immigrate in stadio avanzato in una percentuale molto più alta. Mentre l’80% delle italiane riceve diagnosi in fase precoce, quasi il 90% delle straniere si ritrova a dover affrontare una malattia in stadio più avanzato.
Complessità nella gestione dei pazienti immigrati
Gli oncologi italiani sono consapevoli delle difficoltà legate alla gestione dei pazienti extracomunitari. Secondo il sondaggio, sei medici su dieci segnalano la complessità delle interazioni con questi pazienti. Inoltre, una netta maggioranza, il 91%, esprime timori riguardo alla comunicazione efficace con i malati immigrati. Questi problemi non sono solo pratici, ma toccano anche aspetti relazionali fondamentali e la qualità dell’assistenza sanitaria fornita.
La necessità di mediatori culturali
L’importanza del supporto linguistico
La presenza di un mediatore culturale durante le visite oncologiche si rivela essenziale per una corretta comprensione delle diagnosi e dei trattamenti proposti. Tuttavia, i dati indicano che solo il 40% degli oncologi ha accesso a tali figure professionali durante la prima visita di pazienti con barriere linguistiche. Questa mancanza di supporto si traduce in una difficoltà non solo nella comprensione delle procedure mediche, ma anche nella gestione delle emozioni e delle paure dei pazienti.
Le difficoltà relazionali nel trattamento oncologico
La mancanza di un caregiver è un altro ostacolo significativo per molti immigrati. Molti di loro si trovano privi di supporto familiare e facevano affidamento su amici o conoscenti che, in molte situazioni, non possono assumere il ruolo di caregiver. Inoltre, la difficoltà nella prescrizione di farmaci e nella comunicazione delle diagnosi può portare a conseguenze potenzialmente gravi per la salute. Tutto ciò si traduce in un’assistenza di qualità inferiore rispetto a quella riservata ai pazienti italiani senza barriere linguistiche e culturali.
La crescente presenza di immigrati in oncologia
Dati demografici e impatto sul sistema sanitario
Al 1° gennaio 2024, la popolazione residente di origine straniera in Italia ha raggiunto quota 5 milioni e 308mila, contribuendo al 9% della popolazione totale. Una percentuale significativa di questi individui, il 58,6%, vive nel Nord Italia. Questi numeri evidenziano la crescente complessità della gestione della salute pubblica, particolarmente nel campo dell’oncologia.
Problematiche etiche nella cura degli immigrati
Le questioni etiche emergono con prepotenza quando si affrontano i bisogni di assistenza sanitaria degli immigrati, siano essi regolari o irregolari. Tiziana Latiano, esponente di Aiom, sottolinea come non ci si possa permettere di distinguere tra le diverse categorie di immigrati, poiché la barriera linguistica rappresenta un problema per tutti. Infatti, anche gli immigrati regolari che non parlano italiano si trovano in situazioni dilemmatiche dal punto di vista sanitario; spesso ricevono lo stesso tipo di cure ma in un contesto comunicativo sfavorevole.
L’incidenza del cancro nella popolazione immigrata
Studio sull’incidenza tumorale tra gli immigrati
Durante le “Giornate dell’etica“, è previsto un focus sui risultati di uno studio che ha esaminato l’incidenza dei tumori nella popolazione immigrata del Veneto, che ha coinvolto circa 4 milioni di persone. I risultati hanno mostrato una minore incidenza di tumori tra gli immigrati rispetto agli italiani, nonostante la loro popolazione sia generalmente più giovane. Questo può essere attribuito a fattori protettivi legati allo stile di vita e alle condizioni sociali.
Fattori protettivi e sfide sanitarie
Alessandra Fabi, esperta di oncologia, ha messo in evidenza che le donne immigrate presentano una serie di fattori protettivi per il carcinoma mammario, come il numero elevato di gravidanze e l’allattamento. Tuttavia, il tumore della cervice uterina mostra un’incidenza doppia tra le straniere rispetto alle italiane, indicando che c’è ancora molto da fare nel garantire l’accesso agli screening e alle cure preventive.
Prospettive future sull’oncologia per immigrati
L’Associazione Italiana di Oncologia Medica sottolinea la necessità di un cambiamento radicale nelle politiche sanitarie per affrontare queste disparità. Un Piano oncologico nazionale che riconosca le necessità particolari dei migranti, mirando a migliorare le strategie di prevenzione e accesso alle cure, rappresenta la direzione giusta. Le iniziative di collaborazione internazionale, come quelle in Sud America e Tanzania, potrebbero rappresentare un’opportunità per sviluppare nuovi approcci per affrontare queste sfide.
L’argomento richiede pertanto un’attenzione continua e un impegno collettivo al fine di garantire che ogni individuo, indipendentemente dalla sua provenienza, possa usufruire di cure adeguate e tempestive.