Ultimo aggiornamento il 29 Settembre 2024 by Giordana Bellante
Miria Pellegrini, una delle poche sopravvissute al tragico massacro di Sant’Anna di Stazzema avvenuto nel 1944, è deceduta all’età di 83 anni. La sua scomparsa segna la fine di un’importante testimonianza della memoria storica italiana riguardo agli eventi della Seconda guerra mondiale. La sua vita è stata caratterizzata da un’infanzia segnata dalla paura e dalla lotta per la sopravvivenza, vissuta con una determinazione straordinaria.
Il massacro di Sant’Anna di Stazzema: un ricordo doloroso
La strage del 12 agosto 1944
Il 12 agosto del 1944, le borgate di Sant’Anna di Stazzema in provincia di Lucca furono il teatro di un incredibile orrore. Le truppe nazifasciste condussero un attacco brutale contro la popolazione civile, uccidendo centinaia di innocenti, tra cui donne, anziani e bambini. Questo evento rappresenta uno dei capitoli più bui della storia italiana e, per molti, un monito contro l’odio e la violenza.
Miria Pellegrini, allora appena quasi tre anni, riuscì a scampare a questa atrocità grazie al coraggio di sua madre, Rita Bertelli. Come riporta Paola Capovani, figlia di Miria, la madre e la nonna si nascosero nei campi, cercando un luogo sicuro per sfuggire alla furia delle armi. Fu in quell’istante che l’eroismo di Rita emerse, quando, affrontando un soldato tedesco, esclamò: “Se devi ammazzare, ammazza me e non i miei figli.” Questo atto di coraggio salvò loro la vita, cogliendo la misericordia di quel soldato.
I traumi di un’infanzia segnata dalla guerra
Anche se Miria e la sua famiglia furono risparmiati dall’immediato pericolo, gli effetti psicologici della strage gravarono su di loro per lungo tempo. La perdita di tanti cari e le ferite aperte nei cuori dei sopravvissuti continuarono a lacerare la loro esistenza. Miria crebbe con il peso di questi ricordi, che la accompagnarono per tutta la vita.
Rita Bertelli, la madre, visse in uno stato di profonda sofferenza psicologica, a causa delle perdite subite nell’eccidio. Questo impattò significativamente sulla vita di Miria, che si trovò spesso a dover assistere la madre nei suoi ricoveri e a prendersi cura dei suoi fratelli, poiché Rita non era in grado di adempiere a questo ruolo. Nonostante le difficoltà, Miria si distinse per la sua forza e la sua instancabile determinazione, affrontando ogni sfida con coraggio e resilienza.
Una vita dedicata alla famiglia e alla comunità
Un esempio di resilienza e forza
Malgrado una vita segnata da grandi difficoltà, Miria Pellegrini seppe costruire un’esistenza ricca di relazioni e soddisfazioni. La figlia la descrive come una donna attiva e felice, capace di trovare la gioia nelle piccole cose quotidiane. Miria era un faro di luce per la sua famiglia, sempre disponibile e pronta a supportare chi le stava vicino.
Paola Capovani sottolinea quanto fosse “una mamma fantastica,” evidenziando il legame profondo che univa Miria ai suoi figli. Nonostante le ombre del passato, la sua vita è stata costellata di atti di amore e dedizione verso la sua famiglia, dimostrando che anche nei momenti più bui è possibile ricostruire un futuro.
L’importanza della memoria storica
La figura di Miria Pellegrini rappresenta non solo la testimonianza di una vita, ma anche un appello alla società per mantenere viva la memoria di eventi storici così tragici. Il Museo di Sant’Anna di Stazzema, dove sono custodite le storie dei sopravvissuti, continua a rivestire un ruolo cruciale nel preservare la memoria di quelle atrocità e nel trasmettere le lezioni del passato alle nuove generazioni.
La sua morte segna la perdita di una testimonianza viva delle conseguenze della guerra, ma la sua storia e quella di tante vittime continueranno a vivere nei racconti e nei ricordi di chi la conobbe.