Ultimo aggiornamento il 17 Febbraio 2025 by Giordana Bellante
Il 17 febbraio 1992 segna una data cruciale nella storia italiana, quando il pubblico ministero della Procura di Milano, Antonio Di Pietro, arresta il socialista Mario Chiesa, presidente del Pio Albergo Trivulzio. Chiesa è accusato di aver ricevuto una tangente di 7 milioni di lire da un’impresa di pulizia in cambio della concessione di un appalto. Questo evento rappresenta l’inizio di un’inchiesta che porterà a uno dei più grandi scandali di corruzione della storia italiana, noto come Tangentopoli. La reazione del politico Bettino Craxi è di minimizzare l’accaduto, definendo Chiesa un «mariolo isolato» e una «scheggia impazzita». Tuttavia, questo arresto segna l’inizio di una valanga di arresti e indagini che, nel giro di due anni, travolgeranno non solo il Partito Socialista Italiano, ma l’intero pentapartito, contribuendo a porre fine alla Prima Repubblica.
Il caso Chiesa e le conseguenze politiche
Il caso di Mario Chiesa non è solo un episodio isolato, ma rappresenta l’apertura di un vaso di Pandora che rivela una rete di corruzione e malaffare che coinvolge numerosi esponenti politici e imprenditori. La Procura di Milano, sotto la guida di Di Pietro, avvia una serie di indagini che porteranno alla luce un sistema di tangenti e finanziamenti illeciti che permeano la politica italiana. Questo scandalo non solo scuote le fondamenta della politica, ma genera anche un forte movimento di opinione pubblica contro la corruzione, dando vita a manifestazioni e richieste di maggiore trasparenza e legalità.
La reazione della classe politica è di difesa e attacco: molti tentano di sminuire l’importanza dell’inchiesta, mentre altri, come Di Pietro, diventano simboli di una nuova lotta per la giustizia. Le elezioni successive vedranno un forte calo di consensi per i partiti tradizionali, mentre emergono nuove forze politiche che promettono di combattere la corruzione e rinnovare il sistema. La società italiana, scossa da questi eventi, inizia a chiedere un cambiamento radicale, portando alla nascita di movimenti e partiti che si pongono come alternativa a un sistema ormai compromesso.
La giornata della collera in Libia
Il 17 febbraio 2011, un altro evento significativo segna la storia, questa volta in Libia. In questo giorno, si verifica la cosiddetta Giornata della Collera, un’ondata di proteste che coinvolge migliaia di cittadini in tutto il Paese. Le manifestazioni nascono in risposta alla crescente insoddisfazione nei confronti del regime di Mu’ammar Gheddafi, che da decenni governa il Paese con mano ferrea. Le forze di sicurezza libiche rispondono con violenza, reprimendo le manifestazioni con metodi brutali e causando un alto numero di vittime tra i manifestanti.
Questa giornata segna l’inizio di una guerra civile che si inserisce nel contesto delle Primavere Arabe, un movimento che ha già portato a cambiamenti significativi in altri Paesi della regione, come Tunisia ed Egitto. La reazione della comunità internazionale è di condanna nei confronti della violenza del regime, mentre molti Paesi iniziano a esprimere il loro sostegno per i manifestanti. La situazione in Libia si deteriora rapidamente, portando a un conflitto che culminerà, nel mese di ottobre, con la cattura e l’uccisione di Gheddafi, segnando la fine di un’era e l’inizio di una fase di instabilità e incertezze per il Paese.