Ultimo aggiornamento il 4 Gennaio 2024 by Redazione
Riapertura delle indagini sulla banda della Uno Bianca: la speranza delle famiglie delle vittime
Le famiglie delle vittime della banda criminale della Uno Bianca hanno celebrato l’anniversario della tragedia con una messa a suffragio presso la chiesa di Santa Caterina a Bologna. In questa occasione, Alessandro Stefanini, fratello di Otello Stefanini, uno dei tre carabinieri uccisi 33 anni fa al Pilastro, ha espresso la sua fiducia nella riapertura delle indagini. Stefanini ha dichiarato: “Sicuramente è una giornata di dolore, però la notizia della riapertura delle indagini, anche speriamo con l’aiuto del nostro esposto, ci dà un po’ di fiducia, perché siamo sempre più convinti che dietro la Uno Bianca c’erano altre persone che sicuramente sono ancora in giro“.
Dubbi sulle circostanze della tragedia
Durante la commemorazione, Stefanini ha sollevato alcuni dubbi sulle circostanze che hanno portato alla morte dei tre carabinieri. Ha sottolineato che i tre uomini avrebbero dovuto essere fermi alla scuola, ma si trovavano in movimento. Questo fatto lascia spazio a delle incertezze, come se fossero stati adescati o chiamati in un altro luogo prima di arrivare al Pilastro, dove purtroppo sono stati uccisi. Stefanini ha affermato: “Anche qui allo stesso Pilastro ci sono lati oscuri, uno di questi è che mio fratello e gli altri due ragazzi dovevano essere fermi alla scuola invece erano in movimento. Questa cosa lascia qualche dubbio come se fossero stati adescati o chiamati da qualche parte e arrivati qui al Pilastro, dove purtroppo sappiamo quello che è successo“.
La speranza di fare luce sul caso
La Procura di Bologna ha aperto un nuovo fascicolo di indagine contro ignoti in seguito all’esposto presentato da alcuni familiari delle vittime. Le famiglie delle vittime si augurano che questa nuova indagine possa fare luce sulla verità. Stefanini ha dichiarato: “Confidiamo in tempi abbastanza stretti e siamo disponibili a dare una mano alla magistratura per fare luce. Dovrebbero risentire alcune persone che sono fondamentali, tra queste l’ex vice brigadiere Macauda che per noi è fondamentale per le indagini, lui sa sicuramente qualcosa che non ha detto quando è stato arrestato“. Le famiglie delle vittime sono determinate a collaborare con la magistratura per scoprire la verità e sperano che questa nuova indagine possa finalmente portare alla giustizia coloro che sono ancora liberi dopo 33 anni di impunità.
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