Ultimo aggiornamento il 10 Gennaio 2024 by Redazione
Olindo Romano: “Sono fiducioso nella giustizia, incrociamo le dita”
Olindo Romano, condannato all’ergastolo insieme alla moglie Rosa Bazzi per la strage di Erba, ha scritto una lettera al giornalista Marco Oliva, in cui esprime la sua fiducia nella giustizia e la speranza di un futuro migliore. La lettera è stata letta in esclusiva a ‘Mattino Cinque News’ e rivela il cambiamento di atmosfera che si è verificato in carcere. Romano afferma di ricevere sostegno e solidarietà da parte degli altri detenuti e di essere incoraggiato a non mollare. Nella lettera, Romano rivela anche di aver cambiato lavoro, passando dalla cucina al mestiere di imbianchino. Spera di poter uscire dal carcere e di poter costruire un futuro insieme a sua moglie Rosa.
La decisione della Corte d’Appello di Brescia
La Corte d’Appello di Brescia ha ammesso il ricorso presentato dalla coppia Romano-Bazzi per la revisione del processo. La richiesta di revisione era stata presentata dal pg di Milano Cuno Tarfusser lo scorso aprile ed è stata successivamente sostenuta dalle difese dei due condannati. L’udienza del primo marzo sarà dedicata alla discussione di alcuni temi centrali del processo. I giudici dovranno decidere se procedere con l’approfondimento di tali temi e, alla fine, potranno scegliere tra tre possibilità: assoluzione, condanna o inammissibilità.
La strage di Erba e le vittime
La strage di Erba avvenne nella corte di via Diaz e causò la morte di quattro persone: Raffaella Castagna, il figlio di due anni Youssef, la nonna del bambino Paola Galli e una vicina di casa Valeria Cherubini. I colpevoli della strage, Olindo Romano e Rosa Bazzi, furono condannati all’ergastolo. Ora, con la decisione della Corte d’Appello di Brescia di ammettere il ricorso per la revisione del processo, si aprono nuove possibilità per la coppia. Sarà l’udienza del primo marzo a stabilire il destino dei due imputati.
Questo è solo l’inizio di un nuovo capitolo nella storia di Olindo Romano e Rosa Bazzi. La decisione della Corte d’Appello di Brescia offre loro una speranza di giustizia e di un futuro diverso. Incrociamo le dita e attendiamo con ansia l’esito dell’udienza del primo marzo.