Ultimo aggiornamento il 3 Febbraio 2024 by Redazione
Presunte truffe contestate a Chiara Ferragni: il profitto mediatico dell’influencer
La Procura di Milano ha sostenuto che il “profitto” derivante dalle presunte truffe contestate a Chiara Ferragni per i casi del pandoro Balocco, delle uova pasquali Dolci Preziosi e della bambola Trudi, non si limita solo al denaro, ma include anche il “rafforzamento mediatico dell’immagine della influencer”. Secondo l’accusa, l’imprenditrice ha tratto vantaggio dal “crescente consenso ottenuto veicolando una rappresentazione di sé strettamente associata all’impegno personale nella charity”, ovvero nella beneficenza. Queste affermazioni emergono dal provvedimento del pg della Cassazione sulla competenza territoriale.
Indizi di un disegno criminoso
Il provvedimento del pg della Cassazione ha evidenziato “indici esteriori, di tenore non equivoco” che suggeriscono una “unitaria programmazione, nell’ambito di un medesimo disegno criminoso” nelle presunte truffe legate al pandoro, alle uova di Pasqua e alla bambola contestate a Ferragni. L’accusa si basa sulla “unitarietà della spinta a delinquere”, sull'”analogia del ‘modus operandi’” e sul “lasso temporale” tra gli episodi. In tutti e tre i casi, l’influencer avrebbe pubblicato sui social post, stories e “video fuorvianti” per i consumatori.
Indagato anche il manager di Chiara Ferragni
Nell’inchiesta condotta dalla Procura di Milano, è emerso che anche Fabio D’Amato, manager e stretto collaboratore di Chiara Ferragni, è indagato per truffa aggravata per i casi del pandoro e delle uova di Pasqua. Questa informazione è stata confermata nel provvedimento del pg della Cassazione sulla competenza territoriale della Procura milanese ad indagare. L’indagine si concentra sul coinvolgimento di D’Amato nelle presunte truffe legate ai prodotti promossi dall’influencer.
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