Sgarbi condannato per diffamazione contro Raggi: tutti i dettagli

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Sgarbi condannato per diffamazione contro Raggi: tutti i dettagli - avvisatore.it

Ultimo aggiornamento il 3 Febbraio 2024 by Redazione

Vittorio Sgarbi condannato per diffamazione nei confronti di Virginia Raggi

Il critico d’arte Vittorio Sgarbi è stato condannato a pagare una multa di 2000 euro per l’accusa di diffamazione nei confronti dell’ex sindaca di Roma, Virginia Raggi. La decisione è stata presa dal giudice monocratico di Roma, che ha anche stabilito una provvisionale di 20mila euro da versare a favore di Raggi. La vicenda risale a febbraio 2018, quando durante una trasmissione televisiva Sgarbi aveva criticato l’amministrazione guidata da Raggi per l’ipotesi di abbattimento di una villa liberty in piazza Caprera, nel quartiere Trieste. Sgarbi aveva definito la gestione della città come “la Palermo di Ciancimino”.

Accuse di Sgarbi contro l’amministrazione di Roma

Durante la trasmissione televisiva, Sgarbi aveva espresso forti critiche nei confronti dell’amministrazione di Roma. Aveva affermato che “l’annunciata distruzione di ville liberty a Roma, denunciata da me e da Italia Nostra per primi, conferma la più inquietante delle prospettive: la Roma di oggi è come la Palermo di Ciancimino e il sindaco di Roma, distratto dalla difesa della città, è oggettivamente complice di questa azione criminale. M5s a Roma oggi è come la Democrazia Cristiana a Palermo degli anni ’70”. Tali dichiarazioni hanno portato il pm di Roma a chiedere una condanna a 4 mesi di carcere per Sgarbi.

La sentenza del giudice monocratico di Roma

Il giudice monocratico di Roma ha deciso di condannare Sgarbi a una pena pecuniaria di 2000 euro per diffamazione nei confronti di Virginia Raggi. Inoltre, è stata stabilita una provvisionale di 20mila euro da versare a favore di Raggi. La sentenza è stata emessa in seguito alle accuse mosse da Sgarbi durante la trasmissione televisiva, in cui aveva attaccato l’amministrazione di Roma definendola “la Palermo di Ciancimino”. La decisione del giudice conferma l’importanza di evitare dichiarazioni diffamatorie che possano danneggiare la reputazione di un individuo.

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