Ultimo aggiornamento il 3 Febbraio 2024 by Redazione
L’emicrania al femminile: una malattia diffusa e disabilitante
Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, l’emicrania rappresenta la terza malattia più comune e la seconda più disabilitante al mondo. Colpisce il 14% della popolazione globale, con una netta prevalenza nel sesso femminile. Infatti, una donna su tre soffre di emicrania, rispetto a un uomo ogni tre. Questa condizione segue fedelmente le fluttuazioni degli ormoni sessuali femminili. Nonostante la sua caratterizzazione al femminile, ci sono ancora molte criticità nella gestione dei pazienti con questa malattia, come la mancanza di un approccio multidisciplinare, di riferimenti medici territoriali e di percorsi diagnostico-terapeutici omogenei.
Un nuovo modello di gestione per le pazienti con emicrania
La Fondazione Onda e l’Associazione neurologica italiana per la ricerca sulle cefalee (Anircef) hanno lavorato insieme per sviluppare un nuovo modello di gestione delle pazienti con emicrania, che tenga conto delle peculiarità dei diversi cicli vitali femminili e degli aspetti specifici legati al genere femminile. L’obiettivo è garantire una presa in carico multidisciplinare tempestiva, appropriata ed efficace, coinvolgendo tutti gli specialisti coinvolti nel percorso di cura. I risultati preliminari di questo lavoro sono stati presentati durante l’evento ‘Percorso emicrania donna: organizzazione dell’assistenza integrata’, che si è tenuto a Roma alla Camera dei deputati.
La necessità di un approccio personalizzato
Francesca Merzagora, presidente della Fondazione Onda, ha dichiarato che questo progetto rappresenta un importante passo avanti nella tutela della salute delle donne affette da emicrania. L’obiettivo è sviluppare un modello bio-psico-sociale di gestione delle donne con emicrania, che tenga conto delle specificità delle diverse fasi della vita femminile, dalla pre-adolescenza alla menopausa. L’emicrania colpisce le donne dopo la prima mestruazione e raggiunge il picco di prevalenza tra i 40 e i 50 anni. Durante la gravidanza, i sintomi tendono a migliorare, ma possono riapparire dopo il parto e l’allattamento. La menopausa non garantisce la scomparsa dell’emicrania, infatti, in un terzo delle donne persiste in forma immodificata, mentre un altro terzo lamenta un peggioramento dei sintomi.
Il progetto si propone di affrontare le criticità nella presa in carico delle pazienti sin dall’infanzia, migliorando la transizione tra la pre-pubertà e la post-pubertà. È auspicabile che le donne con emicrania consultino un neurologo o uno specialista delle cefalee in diverse fasi della vita, come durante il periodo mestruale, la gravidanza e la menopausa. È importante valutare attentamente l’uso di contraccettivi orali estrogeno-progestinici, in quanto l’emicrania con aura rappresenta una controindicazione assoluta. Durante la menopausa, la terapia ormonale sostitutiva deve essere valutata caso per caso, poiché può peggiorare i sintomi dell’emicrania.
In conclusione, la gestione dell’emicrania richiede un approccio coordinato e integrato tra il neurologo e gli specialisti di riferimento, come il ginecologo e l’oncologo. È necessario considerare le diverse fasi della vita femminile e personalizzare la presa in carico e il trattamento, tenendo conto delle caratteristiche genetiche, dell’ambiente, dello stile di vita e delle esperienze personali delle pazienti. Questo nuovo modello di gestione mira a fornire una risposta adeguata alle esigenze delle donne con emicrania, migliorando la loro qualità di vita e riducendo gli impatti negativi sulla sfera personale, familiare, lavorativa e sociale.