Ultimo aggiornamento il 14 Febbraio 2024 by Redazione
Assoluzione per non imputabilità nel caso dell’omicidio del padre
Il processo per l’omicidio del padre, che ha scosso l’opinione pubblica nel settembre 2021, si è concluso oggi con un verdetto sorprendente. Sherif Wahdan, un giovane cittadino egiziano di 28 anni, è stato assolto per non imputabilità a causa del suo totale vizio di mente. La Corte d’Assise di Trieste, presieduta da Igor Maria Rifiorati, ha deciso di disporre la pena detentiva di Sherif in una Rems per almeno dieci anni.
Un omicidio brutale e una difesa basata sulla paura
Sherif Wahdan è stato accusato di aver ucciso suo padre, Ashraf, di 55 anni, con ben 33 coltellate. Durante il processo, il giovane ha raccontato di aver commesso l’omicidio perché si sentiva minacciato dal padre. Ha colpito Ashraf in un momento di distrazione, continuando a inseguirlo e a colpirlo anche quando l’uomo ha cercato di rifugiarsi in altre stanze dell’appartamento in cui vivevano insieme.
Una diagnosi di schizofrenia paranoide
La decisione della Corte di assolvere Sherif per non imputabilità si basa su una precedente perizia psichiatrica che ha stabilito la sua totale vizio di mente. Nonostante sia stata diagnosticata una schizofrenia paranoide, Sherif è stato ritenuto incapace di comprendere la gravità dei suoi atti e di controllare i suoi impulsi al momento dell’omicidio. La richiesta di assoluzione è stata presentata dalla pm Federica Riolino e accolta dalla Corte.
In conclusione, il processo per l’omicidio del padre di Sherif Wahdan si è concluso con un verdetto di assoluzione per non imputabilità. Nonostante la brutalità dell’omicidio, la Corte ha ritenuto che il giovane fosse affetto da una grave malattia mentale che lo ha reso incapace di comprendere la gravità dei suoi atti. Sherif dovrà scontare una pena detentiva in una Rems per almeno dieci anni.