Ultimo aggiornamento il 5 Aprile 2024 by Francesca Monti
Branduardi: l’inizio di una carriera straordinaria
Al Presidente Angelo Branduardi
Quando Angelo Branduardi fece il suo debutto nel mondo della musica nel lontano 1974, il panorama dei cantautori non era ancora così affollato come lo è oggi. In quel periodo, si presentava da solo con la sua chitarra, suonando prima di gruppi prog rock e esibendosi in concerti e festival pop. Non è stato facile emergere in un contesto così competitivo, ma Branduardi è riuscito sin da subito a dimostrare di possedere uno stile unico che meritava di essere notato, uno stile all’epoca identificato con la musica etnica e folk.
La consacrazione con “Alla fiera dell’est”
Il successo di Branduardi e il suo gruppo di lavoro
Dopo il suo primo album omonimo nel 1974, realizzato con arrangiamenti elaborati e la produzione di Paul Buckmaster, Branduardi ha formato il suo gruppo di collaboratori che avrebbe contribuito al suo successo. È a partire dal secondo album “La luna” che il talento dell’artista si è imposto in modo inequivocabile, culminando con la celebre “Alla fiera dell’est”, una canzone filastrocca ispirata a un canto pasquale ebraico. A questo punto, Branduardi non veniva più visto solamente come un menestrello con chitarra e violino, ma come un artista capace di radunare attorno a sé un talentuoso team di musicisti tra cui Maurizio Fabrizio alla chitarra e agli arrangiamenti, Bruno De Filippi al bouzouki, sitar e armonica, Gianni Nocenzi al pianoforte e clarino, Andy Surdi alla batteria, Gigi Cappellotto al basso, con la produzione di David e Dory Zard e le illustrazioni di Cesare e Wanda Monti. La fiducia di Zard in Branduardi lo ha portato in tour in tutta Europa con la Carovana del Mediterraneo.
Un viaggio nella magia di “Alla fiera dell’est”
Alla scoperta del capolavoro musicale di Branduardi
L’album “Alla fiera dell’est”, uscito nel 1976, si apre con l’omonima canzone, un brano che ha conquistato immediatamente il pubblico e che nel tempo è diventato uno dei pezzi più amati dell’artista. Tra le tracce che spiccano ci sono anche “Il dono del cervo”, con la sua melodia accattivante, e “La favola degli aironi” e “Canzone per Sarah” che trasudano atmosfere sognanti e intime. Il disco vanta anche ballate dalla tipica musicalità mediterranea come “Sotto il tiglio” e “La serie dei numeri”, e include incursioni nella musica strumentale dove il tema, interpretato con violino, flauto e chitarra acustica, si sviluppa per cinque dei suoi otto minuti totali in “Il funerale”.
Un album da riscoprire, pietra miliare che ha aperto la strada a numerose produzioni future di successo, suggellando il marchio distintivo della world music che tanto caratterizzerà il percorso artistico di Branduardi nei decenni successivi.