Ultimo aggiornamento il 21 Maggio 2024 by Giordana Bellante
Contesto: Il caso di Giulio Regeni, il ricercatore italiano torturato e ucciso in Egitto nel 2016, continua a essere oggetto di indagine da parte della Procura di Roma. Recentemente, sono emerse nuove rivelazioni che potrebbero portare a una svolta nelle indagini.
‘audio che potrebbe cambiare le carte in tavola
La Procura di Roma chiede di acquisire agli atti del processo una registrazione audio che farebbe luce sul coinvolgimento di un colonnello della polizia egiziana nel caso Regeni
Secondo quanto emerso recentemente, un colonnello della polizia investigativa del Cairo sarebbe stato in possesso del passaporto di Giulio Regeni prima di effettuare una perquisizione, il 24 marzo del 2016, nell’abitazione dove viveva uno della banda criminale che venne accusata falsamente dell’omicidio di Giulio. Il documento venne poi fatto trovare in quell’appartamento dalle autorità egiziane.
Questa rivelazione è emersa da un audio che la Procura di Roma ha chiesto di acquisire agli atti del processo a carico di quattro appartenenti ai servizi segreti egiziani. ‘audio sarebbe stato fatto da un testimone che ha ascoltato una delle persone presenti nell’appartamento durante la perquisizione della polizia. giudici si sono riservati di decidere se accogliere o meno la richiesta della Procura.
Se l’audio dovesse essere ritenuto attendibile, si aprirebbero nuovi scenari sul coinvolgimento di esponenti della polizia egiziana nel caso Regeni. Finora, le autorità egiziane hanno sempre negato qualsiasi coinvolgimento nella morte del ricercatore italiano, attribuendo la responsabilità a una banda criminale. Tuttavia, le indagini della Procura di Roma hanno portato all’identificazione di quattro appartenenti ai servizi segreti egiziani come presunti responsabili dell’omicidio.
Le testimonianze dei parenti della presunta banda criminale
Il video che smaschera la falsa pista
Dalle testimonianze dei parenti della presunta banda criminale emergono nuovi dettagli che escludono il loro coinvolgimento nella morte di Giulio Regeni. In aula, è stato mostrato un video, preso da fonti aperte e già noto in Italia, in cui vengono intervistati i parenti della presunta banda di criminali. Dalle loro affermazioni e in base a quanto riferito dal colonnello del Ros, Onofrio Panebianco, è emerso inoltre che alcuni oggetti, come il portafogli, porta occhiali e auricolare, trovati nell’appartamento e consegnati anni dopo agli inquirenti italiani, non appartenevano a Regeni.
Le testimonianze dei parenti della presunta banda criminale sono state fondamentali per smentire la pista seguita inizialmente dalle autorità egiziane, che attribuivano la responsabilità della morte di Giulio Regeni a una banda di criminali. parenti dei presunti membri della banda hanno infatti fornito una serie di dettagli che escludono il loro coinvolgimento nella morte del ricercatore italiano.
Tuttavia, la falsa pista seguita dalle autorità egiziane ha rallentato le indagini e ha contribuito a creare un clima di diffidenza e di tensione tra Italia e Egitto. La Procura di Roma