L’appello di Martina Oppelli, tetraplegica triestina: ‘Esaurita, voglio il suicidio medicalmente assistito’

Lappello Di Martina Oppelli Lappello Di Martina Oppelli
L'appello di Martina Oppelli, tetraplegica triestina: 'Esaurita, voglio il suicidio medicalmente assistito' - Occhioche.it

Ultimo aggiornamento il 23 Maggio 2024 by Giordana Bellante

La donna di 49 anni racconta il suo calvario quotidiano e la richiesta di porre fine alle proprie sofferenze, non ancora accolta dall’azienda sanitaria.

Contesto: La sofferenza fisica e psicologica di Martina Oppelli, triestina di 49 anni tetraplegica, è diventata insostenibile. La donna ha deciso di rendere pubblica la sua richiesta di suicidio medicalmente assistito durante una conferenza stampa promossa dall’associazione Luca Coscioni, dove ha raccontato la sua storia e il suo lungo percorso di dolore.

La mia vita è un inferno, non riesco nemmeno a tossire da sola

Martina Oppelli, la voce spezzata dal dolore, ha dichiarato: “La sofferenza è diventata intollerabile, parlo con un filo di voce, non riesco nemmeno a tossire, non sono autonoma in nulla. Ogni giorno il dolore fisico è indescrivibile“. La donna, costretta su una sedia a rotelle dal 2012, ha bisogno di assistenza continua per svolgere le più elementari funzioni quotidiane. “Non ce la faccio più. Dal 2012 ho bisogno di una persona che faccia tutto per me. Sofferenze e dolori sono enormi. Quello che ho vissuto non dovrebbe provarlo nessuno,” ha aggiunto.

Non sono una suicida, sono esausta. Esaurita, sono satolla di vita

Martina Oppelli non vuole essere etichettata come suicida, ma si definisce esausta, esaurita e satolla di vita. “Non sono una suicida. Sono esausta. Esaurita, sono satolla di vita,” ha proseguito la donna durante la conferenza stampa, sottolineando come la sua richiesta di suicidio medicalmente assistito non sia ancora stata accolta dall’azienda sanitaria.

Se non sarà possibile in Italia, andrò in Svizzera

La richiesta di Martina Oppelli di porre fine alle proprie sofferenze attraverso il suicidio medicalmente assistito si basa sulla sentenza 242 della Corte Costituzionale, nota come sentenza Cappato, che ha valore di legge nel nostro Paese. Tuttavia, la donna non è ancora riuscita ad ottenere il diritto di seguire la sua volontà. Per questo motivo, l’associazione Luca Coscioni si è rivolta alla magistratura e confida in una decisione a breve. Nel frattempo, Martina Oppelli si è detta pronta ad andare in Svizzera se non sarà possibile ottenere il suicidio medicalmente assistito in Italia.

Martina ha preso la decisione di porre fine alle proprie sofferenze

Dall’associazione Luca Coscioni sottolineano che Martina Oppelli ha preso la decisione di porre fine alle proprie sofferenze e di avvalersi della possibilità di ricorrere al suicidio medicalmente assistito. “Grazie alla sentenza 242 della Corte Costituzionale, conosciuta come sentenza Cappato, nel nostro Paese oggi abbiamo una sentenza che ha valore di legge. A Martina però non è stato consentito il diritto di seguire la sua volontà. Ci siamo rivolti alla magistratura e confidiamo nella decisione che ci sarà a breve,” hanno dichiarato i rappresentanti dell’associazione.

Le speranze di Martina Oppelli per il futuro

Martina Oppelli spera che la sua richiesta di suicidio medicalmente assistito venga accolta al più presto, in modo da poter porre fine alle sue sofferenze. La donna è consapevole che la sua decisione potrebbe suscitare polemiche e dibattiti, ma è ferma nella sua volontà di porre fine alla sua vita in modo dignitoso. “Non voglio morire soffrendo, voglio morire con dignità,” ha concluso Martina Oppelli durante la conferenza stampa.

Impegno dell’associazione Luca Coscioni

‘associazione Luca Coscioni si impegna da anni per la difesa dei diritti delle persone con disabilità e per la promozione del suicidio medicalmente assistito in Italia. La storia di Martina Oppelli è solo l’ultima di una lunga serie di casi in cui l’associazione si è schierata a favore del diritto all’autodeterminazione e alla dignità delle persone malate e disabili. “Continueremo a lottare affinché Martina e tutte le persone che si trovano nella sua stessa condizione possano vedere riconosciuto il loro diritto a morire con dignità,” hanno dichiarato i rappresentanti dell’associazione.

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