Ultimo aggiornamento il 29 Maggio 2024 by Giordana Bellante
Francesco Putortì, proprietario di casa, si difende con un coltello da due ladri, ne uccide uno e ne ferisce un altro. Ora è in attesa della decisione del giudice per le indagini preliminari.
Contesto
Un caso di legittima difesa che ha assunto contorni drammatici si è verificato a Reggio Calabria, dove un uomo di 48 anni, Francesco Putortì, è stato fermato dalla squadra mobile e dai carabinieri per l’omicidio di un uomo di 30 anni, Alfio Stancampiano, e per aver ferito un altro soggetto di 46 anni. ‘episodio è avvenuto dopo che i due malviventi, insieme a una terza persona, avrebbero tentato di compiere un furto nell’abitazione di Putortì a Rosario Valanidi, nella periferia sud della città.
‘aggressione e la difesa estrema di Francesco Putortì
Il proprietario di casa, sorpresi i ladri all’interno della sua abitazione, ha reagito con veemenza. In preda al panico, ha afferrato un coltello e si è difeso, accoltellando i due malviventi. Durante la fuga, ai ladri sono cadute le pistole. Putortì ha poi chiamato i carabinieri per denunciare l’intrusione e il furto di circa 1500 euro.
Inizialmente, l’uomo ha omesso di raccontare agli investigatori della colluttazione avuta con i due ladri. Tuttavia, dopo un’ora e mezza dai fatti, Alfio Stancampiano è stato trovato quasi esanime davanti all’ospedale Morelli di Reggio Calabria, dove è deceduto poco dopo. A quel punto, Putortì ha confessato la colluttazione.
‘arresto di Putortì e le dichiarazioni del suo avvocato
Putortì, incensurato, è stato fermato per omicidio e ferimento e ora si trova rinchiuso nel carcere di Arghillà. Il giudice per le indagini preliminari deve decidere entro stasera se convalidare il fermo disposto dal procuratore Giovanni Bombardieri, dall’aggiunto Giuseppe Lombardo e dal pm Nunzio De Salvo.
‘avvocato Maurizio Condipodero, difensore di Putortì, ha espresso la sua opinione sulla vicenda, sostenendo che l’accusa di omicidio volontario sia eccessiva e assurda. Secondo il legale, si tratterebbe al massimo di un eccesso colposo di legittima difesa, se dimostrato che le ferite derivano dalla colluttazione e non da altro. Attualmente, l’attenzione è rivolta alla decisione del giudice per le indagini preliminari.