Inquinamento illegale a Napoli: imprenditore sotto accusa per maxi discarica abusiva in ex cava

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Inquinamento illegale a Napoli: imprenditore sotto accusa per maxi discarica abusiva in ex cava - Occhioche.it

Ultimo aggiornamento il 3 Giugno 2024 by Luisa Pizzardi

Un imprenditore partenopeo, Bruno Sansone, 49enne, è stato posto ai domiciliari dopo un’indagine congiunta di Polizia locale, Nucleo operativo ecologico dei Carabinieri e Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Napoli. ‘accusa è grave: inquinamento e disastro ambientale. Sansone avrebbe trasformato un’ex cava nella zona densamente popolata delle colline di Napoli in una maxi discarica, interrando 7-8 piani di rifiuti speciali, tra cui amianto, per un totale stimato di 200-250 mila tonnellate.

“‘entità dello scempio perpetrato”

‘ex cava Suarez, situata nel parco metropolitano delle colline della città, sarebbe diventata illecitamente la destinazione finale di scarti di ogni tipo. Per comprendere la portata dello scempio ambientale, gli investigatori hanno fatto un paragone: il volume dei rifiuti illecitamente smaltiti equivale a quello di un edificio con una base di 90 metri per 90 metri e un’altezza di 7-8 piani. Questa valutazione è stata confermata dalle analisi dell’Agenzia regionale protezione ambientale della Campania e dalla consulenza di una docente universitaria di geologia ambientale.

“Un danno all’equilibrio naturale del sito”

Secondo gli investigatori, Sansone, già rinviato a giudizio per l’omessa bonifica della stessa cava Suarez, avrebbe “contribuito ad alterare l’equilibrio naturale del sito in esame, rimediabile solo con interventi particolarmente onerosi ed eccezionali, determinando una significativa offesa alla pubblica incolumità per via dell’inquinamento dell’area e dell’esposizione al pericolo di un numero considerevole di persone, trattandosi di zona densamente urbanizzata”.

Il sequestro e la mancata bonifica

Il sequestro di autocarri, macchine per il movimento terra e società per un milione di euro è stato effettuato nei confronti di Sansone. La mancata bonifica dell’ex cava Suarez, nonostante l’ordine del Comune di Napoli e del giudice penale, aveva già portato a un sequestro di tre milioni di euro nei confronti dell’imprenditore, che non aveva avviato alcun intervento di ripristino in cinque anni, nonostante l’appalto assegnato.

Lo stato di contaminazione dei luoghi era già emerso nel 2013, confermato dal ministero dell’Ambiente attraverso le verifiche e le analisi effettuate dall’Istituto Superiore per le ricerche ambientali , che aveva spinto il dicastero a sollecitare gli enti locali per la messa in sicurezza.

Metropolitana di Napoli spa: nessun coinvolgimento

In una nota, Metropolitana di Napoli spa ha precisato che gli sversamenti illegali effettuati nella cava Suarez “nulla hanno a che vedere con la realizzazione della stazione di Capodichino, affidata alla società consortile Capodichino As.“. La cava Suarez era stata individuata tra i siti di destinazione dei materiali di scavo della stazione nel Piano di utilizzo delle terre del 2015, essendo regolarmente approvata ed autorizzata a ricevere i materiali stessi dalla Regione Campania. conferimenti ebbero inizio tra la fine del 2015 e l’inizio del 2016 nel pieno rispetto delle norme vigenti e furono immediatamente sospesi dalla Capodichino As.. in seguito al sequestro della cava, che fu contestualmente rimossa dall’elenco dei siti di destinazione del PUT e non fu più destinazione di conferimenti.

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