Ultimo aggiornamento il 16 Giugno 2024 by Luisa Pizzardi
Dopo una brillante carriera che l’ha portata in tutto il mondo, la giornalista Giovanna Botteri, icona del servizio pubblico, si appresta a tornare in Italia per godersi la pensione. Tuttavia, non ha intenzione di abbandonare del tutto la professione. In questa rielaborazione, esploreremo la sua carriera, le sue esperienze e le sue riflessioni sul mestiere di giornalista.
La carriera di Giovanna Botteri: una vita dedicata al giornalismo
Giovanna Botteri, nata a Trieste nel 1957, ha trascorso la maggior parte della sua carriera come inviata Rai in tutto il mondo. Dalla Cina agli Stati Uniti, dalla Bosnia all’Iraq, ha vissuto una vita piena di avventure e sfide, sempre al servizio dell’informazione. La sua ultima residenza è stata Parigi, ma ora è pronta a tornare nel suo Paese natale per iniziare una nuova fase della sua vita.
“È tutto un po’ strano,” confessa Botteri. “Da oggi sarà diverso: tornerò in Italia, sicuramente è un grande cambiamento ma anche il cambiamento può essere positivo… Dopotutto non è che sia morta, sono solo andata in pensione.” Tuttavia, non ha intenzione di abbandonare del tutto la professione: “Credo che ci siano quelle due o tre cose che so fare, e credo continuerò a farlo.”
Botteri avrà ora “più tempo per le passioni,” a cominciare da quella per la Lazio: “Avrò più tempo per andare allo stadio.” Ma soprattutto, avrà più tempo per riflettere sulla sua carriera e sulle lezioni che ha imparato lungo il cammino.
Le esperienze e le riflessioni di Giovanna Botteri
La carriera di Giovanna Botteri è stata segnata da esperienze difficili e intense. Tra queste, annovera la strage di sei bambini a Sarajevo e il conflitto in Iraq. “A Baghdad mi colpivano le mamme: avevano paura quando i bambini uscivano a giocare, gli davano valium e tranquillanti per farli dormire di più perché stare all’aperto vuol dire schegge, bombe, morte. Ecco la guerra è anche questo: vedi in controluce le persone a cui vuoi bene e pensi: se capitasse a me?”
Botteri è sempre stata una delle pochissime reporter di guerra, forse l’unica con figli. “Ero una delle pochissime reporter di guerra, forse l’unica con figli, e mi vergognavo di mostrare che avevo paura,” confessa. “Ho imparato che non bisogna vergognarsi di avere paura, perché la paura ti detta prudenza e ti salva la vita.”
La sua esperienza come donna e come madre ha influenzato il modo in cui ha raccontato le storie. “Ho capito in che modo faccia la differenza essere una donna,” continua. “Una cosa che rivendico sempre: i miei occhi sono quelli di una donna, di una madre, ho raccontato storie che forse non erano così scontate, in un momento in cui si raccontavano poco i profughi, i civili, le famiglie, aspetti che oggi sarebbe impossibile portare fuori dal racconto.”
Infine, Botteri sottolinea l’importanza del lavoro di squadra nella sua carriera. “Il bello di questa avventura è che è un’avventura umana, per le persone che incontri,” dice. “Se il mio lavoro è stato ben fatto, è stato grazie a loro. Questa è la lezione forte di umiltà e di rispetto che mi hanno insegnato questi anni ed è quello che mi porto dietro.”
‘Usigrai, il sindacato dei giornalisti Rai, saluta Giovanna Botteri definendola “un’icona del servizio pubblico”. Una definizione che sintetizza perfettamente la carriera e il contributo di Botteri al giornalismo italiano e internazionale.