Protesta pro Palestina blocca Genova: traffico in tilt e varchi portuali bloccati

Protesta Pro Palestina Blocca Genova: Traffico In Tilt E Varchi Portuali Bloccati Protesta Pro Palestina Blocca Genova: Traffico In Tilt E Varchi Portuali Bloccati
Protesta pro Palestina blocca Genova: traffico in tilt e varchi portuali bloccati - Occhioche.it

Ultimo aggiornamento il 25 Giugno 2024 by Francesca Monti

Manifestazione contro la guerra blocca la città portuale

La protesta pro Palestina indetta da diverse sigle tra cui i portuali del Calp, l’assemblea contro la guerra, i sindacati Si.Cobas e Usb e varie altre associazioni ha causato il blocco dei varchi del porto a Genova, generando il caos nel traffico cittadino. Il presidio ha preso il via alle prime luci dell’alba con il blocco del varco portuale di San Benigno, coinvolgendo oltre 500 manifestanti. Attualmente, i dimostranti stanno bloccando anche il varco Etiopia a Sampierdarena e potrebbero estendere la loro azione verso ponente nel corso della mattinata. A causa di ciò, Lungomare Canepa e la strada Guido Rossa sono chiuse, con gravi ripercussioni sul traffico cittadino e sulle uscite autostradali di Genova Cornigliano e Genova Ovest. Anche sull’autostrada si registrano blocchi e code.

Roma, Firenze e Bologna pronte a inviare ulteriori manifestanti

Nel corso della mattinata sono attesi pullman di manifestanti provenienti da Roma, Firenze e Bologna. Si prevede che il blocco possa prolungarsi per l’intera giornata. Secondo i manifestanti, il porto di Genova rappresenta un punto di transito cruciale per le armi che contribuiscono alla sofferenza del popolo palestinese. Per questo motivo, bloccare il porto di Genova assumerebbe un significato simbolico importante nel tentativo di fermare il flusso logistico della guerra.

Approfondimenti

    Manifestazione contro la guerra blocca la città portuale

    La manifestazione contro la guerra che ha bloccato la città portuale di Genova è stata organizzata da diverse sigle e associazioni, tra cui i portuali del Calp, l’assemblea contro la guerra, i sindacati Si.Cobas e Usb. Questa protesta è a sostegno della causa palestinese e ha coinvolto oltre 500 manifestanti. Il presidio ha avuto inizio con il blocco del varco portuale di San Benigno, estendendosi successivamente al varco Etiopia a Sampierdarena. Questa azione ha causato il caos nel traffico cittadino, con chiusure di importanti arterie stradali come Lungomare Canepa e la strada Guido Rossa, influenzando anche le uscite autostradali di Genova Cornigliano e Genova Ovest.

    Pro Palestina

    Essendo una delle principali motivazioni alla base della manifestazione, il sostegno alla Palestina è un tema scottante a livello internazionale a causa del conflitto in corso con Israele. La causa palestinese riguarda la lotta per l’indipendenza, i diritti umani e la situazione difficile in cui versa la popolazione palestinese.

    Genova

    Genova è una città portuale di rilevanza strategica in Italia, situata nel nord-ovest del paese. Il suo porto è uno dei più importanti d’Italia, essendo un crocevia per il traffico marittimo, commerciale e logistico. Il porto di Genova svolge un ruolo chiave nel movimento di merci e, come menzionato nell’articolo, secondo i manifestanti è un punto di transito cruciale per le armi che contribuiscono al conflitto in Medio Oriente.

    Roma, Firenze e Bologna

    La menzione di queste città indica che la protesta a Genova potrebbe estendersi coinvolgendo anche manifestanti provenienti da altre parti d’Italia. Roma, Firenze e Bologna sono città significative per la loro importanza culturale, politica ed economica nel contesto italiano. L’arrivo di manifestanti da queste città potrebbe aumentare ulteriormente l’impatto della protesta.

    Blocco del porto di Genova

    Il blocco del porto di Genova assume un significato simbolico importante per i manifestanti, poiché mira a interrompere il flusso logistico delle armi che potrebbero essere utilizzate nei conflitti armati, in particolare nel contesto del conflitto israelo-palestinese. Questa azione non solo cerca di sensibilizzare sull’argomento, ma cerca anche di influenzare direttamente la catena di approvvigionamento di armamenti.

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