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Abitazioni negate per razzismo: il dramma di una donna sarda di origine nigeriana a Torino

Monique Corda, bellissima storia di integrazione e resilienza, ha condiviso la sua esperienza tragica nella ricerca di un’abitazione a Torino. Rivelando una realtà che continua a colpire molte persone in Italia, la sua denuncia mette in luce il problema della discriminazione razziale nel settore immobiliare.

un’odissea di ricerca casa

La lotta per un diritto fondamentale

Monique Corda, una donna di 50 anni di origine nigeriana, ha vissuto un percorso di vita che racconta di speranza e integrazione. Adottata da una famiglia di Nuoro, Monique ha abbracciato la cultura italiana, ma la sua ricerca di una casa in affitto sta rivelando un lato oscuro della società. La sua carriera come operatrice socio-sanitaria a tempo indeterminato a Torino non sembra bastare per superare le barriere invisibili che si frappongono tra lei e le abitazioni che desidera visitare.

Il racconto di Monique è emblematico della difficoltà di trovare un alloggio adeguato basato su meriti e necessità, piuttosto che sull’aspetto fisico o l’etnia. “Mi danno appuntamento per visionare le case, ma quando vedono il colore della mia pelle, la situazione cambia drasticamente,” ha detto, riferendosi a esperienze in cui le è stato negato l’accesso agli immobili su base discriminatoria.

Esperienze di rifiuto

Troppo spesso, Monique si è sentita dire di no prima ancora di avere la possibilità di vedere l’immobile. I proprietari, spesso reticenti ad affittare a persone che non corrispondono a un certo prototipo di inquilino, non permettono nemmeno di dimostrare la propria capacità di pagamento o di responsabilità. Questo non è un problema isolato; riflette una prassi comune che avviene in diverse città del nostro Paese, dove il pregiudizio supera ogni forma di garanzia.

Il rifiuto di Monique è stato scandito da una crescente routine di amare esperienze di esclusione. “Questa è la terza volta che cerco casa,” ha continuato a spiegare. “Ho sempre presentato tutte le garanzie necessarie, ma l’atteggiamento diffidente, se non apertamente razzista, si è ripetuto di nuovo.”

il peso dell’umiliazione

Un’esperienza che lascia il segno

Il racconto di Monique non è solo una narrazione dei rifiuti ricevuti, ma un vero e proprio sfogo di un’anima ormai stanca. Il suo stato d’animo è devastato da un mix di rabbia e sconforto, sentimenti amplificati da una profonda umiliazione. “Ogni volta che ricevo un ‘no’, sento che una parte di me viene spezzata,” ha confessato.

Questo non è solo un problema privato, ma si estende a un contesto sociale più ampio, in cui le persone vengono giudicate per il loro aspetto piuttosto che per le loro azioni o capacità. Monique, con la sua storia personale, diventa così simbolo di una battaglia più grande, quella contro pregiudizi radicati e comportamenti stereotipati che continuano a perpetuarsi nella nostra società.

La ricerca di una soluzione

Il caso di Monique è emblematico di un fenomeno che va affrontato con urgenza e serietà. La discriminazione nel settore immobiliare non è solo una violazione dei diritti umani, ma rappresenta un ostacolo fondamentale per l’inclusione sociale e l’uguaglianza. Guardando al futuro, ci si augura che interventi legislativi, campagne di sensibilizzazione e una maggiore educazione alla diversità possano contribuire a creare un ambiente più equo per tutti.

Queste parole e le esperienze di Monique Corda riescono a far riflettere su una questione di grande rilevanza inclusiva, sollecitando tutti a non rimanere in silenzio di fronte a ingiustizie così evidenti.

Luisa Pizzardi

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