Ultimo aggiornamento il 5 Settembre 2024 by Giordana Bellante
Nella zona di Acilia a Roma, la questione degli alloggi rimane critica. Sono trascorsi quasi tre mesi da quando il Comune ha avviato le trattative con gli inquilini per il trasferimento temporaneo in nuovi alloggi, in vista dell’atteso cantiere di messa in sicurezza di una palazzina. Tuttavia, la situazione rimane bloccata, poiché sette famiglie non hanno accettato le sistemazioni proposte, e sono stati invitati a lasciare le loro case. Ecco un’analisi approfondita della situazione.
La palazzina pericolante di Acilia
Negli ultimi dieci anni, la palazzina di proprietà comunale ad Acilia ha evidenziato seri problemi strutturali e di stabilità. Il 14 maggio scorso, un precedente articolo ha messo in luce la gravità della situazione, con la presenza di tubi Innocenti installati per sostenere il primo piano e rinforzare i dodici appartamenti che compongono l’edificio. Questi interventi sono stati necessari a causa di scricchiolii e rumori inquietanti, che avevano messo in allerta gli inquilini. La soluzione ai problemi strutturali sembra ora imminente, poiché il cantiere è pianificato e pronto a partire, ma sono sorti imprevisti che potrebbero ritardarlo ulteriormente.
L’approssimarsi dell’inizio dei lavori si scontra con il rifiuto di sette famiglie di accettare l’alternativa proposta dal Comune, creando una situazione di stallo. Questi nuclei familiari rappresentano un elemento decisivo per la partenza del cantiere, e finché non si troverà un accordo con gli inquilini, il destino di questa palazzina rischia di rimanere incerto. La sicurezza della struttura è, quindi, una priorità, ma la sua attuazione si rivela più complessa del previsto.
Le famiglie in difficoltà
Attualmente, dei dodici appartamenti esistenti, due sono vuoti e tre sono stati riscattati dai rispettivi inquilini. Ciò significa che le problematiche riguardano esclusivamente le sette famiglie che sono assegnatarie di case di edilizia residenziale popolare. Nonostante le ripetute proposte e l’urgenza espressa dal dipartimento del patrimonio di Roma Capitale, le famiglie hanno rifiutato le sistemazioni alternative che sono state offerte. Lo scorso 13 agosto, il Comune ha ufficialmente diffidato queste famiglie a lasciare gli appartamenti entro il 2 settembre, scadenza che ha suscitato molte preoccupazioni e malcontento tra gli inquilini.
Le considerazioni di questi nuclei familiari non riguardano solo l’aspetto abitativo, ma coinvolgono anche diversi fattori pratici, come le dimensioni degli spazi proposti e le spese associate al trasloco. Le famiglie sostengono che le alternative offerte dagli uffici comunali siano inadeguate e insostenibili, rendendo la loro situazione ancora più problematica. Per esempio, riportano che passare da 65 mq a 45 mq comporterebbe notevoli limitazioni in termini di spazio vitale e conservazione dei propri beni.
Le proposte comunali e le loro implicazioni
Dalla parte del Comune, c’è la ferma convinzione che le famiglie abbiano ricevuto proposte ragionevoli. Sono state avanzate diverse soluzioni abitative situate a 40 chilometri di distanza da Acilia e altre cinque sistemazioni tra Acilia e Ostia, con l’assicurazione che sono state rimodernate per meglio accogliere i nuovi residenti. Le autorità comunali insistono sul fatto che i lavori alla palazzina sono urgenti e indispensabili per garantire la sicurezza di tutti gli inquilini, sottolineando che i ritardi non sono più accettabili.
Tuttavia, secondo i rappresentanti degli inquilini, questa situazione presenta una mancanza di considerazione per la complessità e le esigenze reali delle famiglie coinvolte. Le loro denunce riguardano non solo la qualità delle proposte abitative ma anche il modo in cui il Comune sta gestendo le comunicazioni e le scadenze, come dimostra l’assegnazione della diffida inviata in pieno agosto, periodo in cui molte persone sono in ferie e difficilmente possono rispondere a tali solleciti.
Tensioni tra l’amministrazione e gli inquilini
Il clima di tensione tra il Comune e le famiglie di Acilia è palpabile, specie dopo il recente invio della diffida. Le famiglie si sentono scaricate delle proprie responsabilità, mentre l’amministrazione sembra determinata a procedere nella maniera più diretta possibile. Emanuela Isopo, rappresentante dell’Unione Inquilini di Ostia e Fiumicino, ha evidenziato con rassegnazione il paradosso della situazione: nonostante anni di inattività da parte dell’amministrazione, la reazione di quest’ultima consiste nel mettere pressione sugli inquilini nel momento più critico.
Questo clima di conflitto, unito alla mancanza di dialogo costruttivo, rende difficile intravedere una soluzione che possa soddisfare tutte le parti in causa. La prospettiva di ulteriori ritardi nel cantiere, a causa dei problemi irrisolti delle famiglie, continua a sollevare preoccupazioni tra residenti e autorità locali. In questo contesto, resta da vedere come la situazione evolverà nei prossimi mesi e quali compromessi saranno eventualmente raggiunti.