Ultimo aggiornamento il 30 Settembre 2024 by Luisa Pizzardi
Alessandra Verni ha preso una decisione audace e toccante: incontrare il suo tormentatore, il presunto assassino della figlia Pamela Mastropietro, Innocent Oseghale. La madre della giovane vittima ha dichiarato le sue intenzioni dalle pagine del Messaggero, esprimendo un forte desiderio di confronto per ottenere la verità sul tragico omicidio avvenuto il 30 gennaio 2018. Questo atto di coraggio da parte di Verni segna un delicato capitolo nella sua lotta personale per giustizia.
La ricerca della verità: l’incontro con Oseghale
La decisione di Alessandra Verni
Alessandra Verni ha manifestato il suo desiderio di incontrare Innocent Oseghale, attualmente detenuto a Ferrara, dove sta scontando una condanna all’ergastolo per l’omicidio di sua figlia. Nella sua dichiarazione, Verni ha enfatizzato l’importanza di un confronto diretto con l’uomo che ha stravolto la sua vita e quella della sua famiglia. “Voglio guardarlo negli occhi,” ha affermato, spiegando che il suo scopo non è solo di chiedere spiegazioni, ma anche di tentare di estrapolare un senso di verità da qualcuno che, a suo avviso, ha sempre evaso la responsabilità delle sue azioni.
Questo desiderio di verità sembra provenire non solo dalla sofferenza personale, ma anche dalla convinzione che Oseghale non abbia agito da solo. Verni ha reiterato questa idea, affermando che ci sono altre persone coinvolte nella morte di Pamela. Pertanto, per lei, l’incontro non rappresenta solo una questione di giustizia, ma un’opportunità per comprendere una verità più complessa.
La ricerca del confronto
Alessandra Verni ha fatto sapere che sta aspettando il via libera per il confronto. “I legali hanno dato il consenso all’incontro,” ha rivelato, dimostrando così la determinazione nel perseguire questa iniziativa, anche se, chiaramente, è un passo difficile e carico di emozioni.
Con un carico di dolore, la madre di Pamela ha dichiarato che l’incontro potrebbe diventare un momento costruttivo. Parlando della sua lettera inviata a Oseghale a fine agosto, nel quale cercava di instaurare un dialogo, ha sottolineato la mancanza di risposta da parte del detenuto. Nonostante ciò, la sua determinazione non vacilla. “Il dolore lo si deve affrontare e guardare in faccia,” ha affermato, ponendosi l’intento di fargli comprendere l’impatto devastante delle sue azioni su di lei e su tutti coloro che hanno amato Pamela.
La testimonianza di una madre
La questione delle false dichiarazioni
Alessandra Verni ha dedicato gran parte della sua vita a cercare giustizia per la figlia uccisa e ha sempre espresso la sua sfiducia nei confronti delle versioni dei fatti presentate da Oseghale. “Ha detto tante cose false,” ha ribadito, manifestando così il desiderio di avere un quadro più chiaro degli eventi. Questo non è solo un atto di vendetta, ma un bisogno fondamentale di comprendere cosa sia realmente accaduto.
Verni ha pianificato attentamente le domande che intende porre a Oseghale. “Mi sono preparata, ho tanto da dirgli,” ha dichiarato, evidenziando l’aspetto umano della sua ricerca di verità. Attraverso il faccia a faccia, spera di ottenere risposte che finora le sono state negate. “Spero che davanti a una madre possa dire di più,” ha aggiunto, mostrando la sua speranza che il dolore vissuto possa in qualche modo portare a una maggiore apertura da parte di Oseghale.
Un messaggio di resilienza
Il cammino di Alessandra Verni è intriso di fragilità e resilienza. La prossimità emotiva di un incontro come quello che intende affrontare non è da sottovalutare. “Vado a vedere, a guardare in faccia chi ha causato questo dolore,” ha commentato, mettendo in evidenza il desiderio non solo di giustizia, ma anche di una sorta di catarsi personale. Questo gesto simbolico di coraggio rappresenta una sfida a confrontarsi con il proprio passato e con il male subito.
Allo stesso tempo, il suo percorso evidenzia le difficoltà di una madre nel trovare pace dopo un evento traumatico. La necessità di “chiedergli perché” riflette una ricerca di risposte che allargheranno il suo orizzonte, non solo in termini di giustizia legale, ma anche in quello spirituale e personale.
Attraverso questo atto, Alessandra Verni non solo si confronta con il proprio dolore, ma diventa un simbolo di resilienza e speranza per chi, come lei, ha subito perdite immense. L’atto di voler vedere e confrontarsi con l’assassino di sua figlia non è solo un tentativo di sfuggire alla sofferenza, ma un modo per provare a metterla a tacere, almeno in parte, attraverso la verità.