"Scopri come 'Ali di piombo' di Concetto Vecchio rivela le crudeltà del 1977 in Italia, un'analisi profonda di un periodo turbolento."
La nuova edizione del libro di Concetto Vecchio, intitolato ‘Ali di piombo’, è ora disponibile nelle librerie, accompagnata da un’introduzione dell’autore stesso. Questo testo offre una narrazione intensa e articolata di un anno cruciale per l’Italia, il 1977, definito nel sottotitolo come ‘tragico e appassionato’.
Pubblicato da Utet, ‘Ali di piombo’ non si limita a esplorare gli anni di piombo, ma si propone di analizzare in profondità un periodo storico complesso. Concetto Vecchio, noto scrittore e giornalista de La Repubblica, ha dedicato la sua carriera a raccontare la verità attraverso il giornalismo, come dimostra la sua affermazione che “il giornalismo è andare nei posti, col taccuino in mano, con più domande che risposte”. Questa filosofia guida il suo lavoro nella nuova edizione, dove ha intervistato 38 testimoni per ricostruire non solo gli eventi legati alla violenza politica e al terrorismo, ma anche le riforme sociali, i movimenti culturali e l’evoluzione del giornalismo stesso.
Il libro si distingue per la sua capacità di intrecciare le storie personali con il contesto storico, evitando una visione parziale degli eventi. Vecchio sottolinea che l’Italia è anche “la storia delle sue crudeltà”, un’affermazione che racchiude l’essenza del libro e delle vicende narrate. La narrazione si sviluppa attraverso le esperienze di diverse persone, dalle vittime del terrorismo ai giornalisti che hanno vissuto in prima persona quegli eventi drammatici.
All’interno di ‘Ali di piombo’, Vecchio dedica ampio spazio alle storie delle vittime del terrorismo. Tra queste, spicca il racconto di Carlo Casalegno, un giornalista assassinato dalle Brigate Rosse il 29 novembre 1977, attraverso le parole della moglie Dedi Andreis. Altri esempi includono Antonio Cocozzello, un democristiano di periferia ferito da un commando delle Br il 25 ottobre 1977, e Francesco Lorusso, il cui omicidio da parte di un carabiniere durante una manifestazione a Bologna l’11 marzo 1977 segna un altro tragico capitolo della storia italiana.
Inoltre, Vecchio raccoglie le testimonianze di importanti giornalisti come Arrigo Levi, Ezio Mauro e Gad Lerner, che offrono una prospettiva unica sugli eventi di quel periodo. Le loro esperienze personali e professionali si intrecciano con le storie di vita delle vittime, creando un mosaico complesso e sfaccettato della realtà italiana degli anni ’70.
Un passaggio significativo del libro riguarda Torino, la città della Fiat, dove il terrorismo diventa una presenza costante e quasi accettata. Vecchio riporta le parole di Patrizio Peci, un ex membro delle Brigate Rosse, che descrive come i torinesi si fossero abituati a convivere con la violenza. Il racconto del ferimento di Franco Visca, dirigente della Fiat Presse, colpito dai brigatisti il 30 giugno 1977, evidenzia un clima di rassegnazione che rischia di trasformarsi in connivenza.
Questa indifferenza è rappresentata attraverso la reazione dei cuochi di una mensa universitaria, che, di fronte a un atto di violenza, mostrano una tranquillità inquietante. Vecchio utilizza questo episodio per illustrare la complessità della storia italiana, dove le Brigate Rosse selezionano le loro vittime senza un vero criterio politico, puntando su bersagli vulnerabili e facilmente raggiungibili. Questo aspetto mette in luce un fallimento della lotta armata, evidenziando come la violenza abbia permeato la società in modi che vanno oltre i grandi attentati.
Nell’epilogo di ‘Ali di piombo’, Concetto Vecchio offre una riflessione più ampia sul movimento del ’77, sottolineando come sia stato caratterizzato da immagini di lutti e violenze. Sebbene ci siano stati aspetti creativi e positivi, l’ala migliore del movimento ha subito una sconfitta significativa. Vecchio conclude il libro condividendo la sensazione di insensatezza del terrorismo, espressa dopo aver visitato la famiglia di Antonio Cocozzello. Questa esperienza personale riassume il dolore e la miseria che hanno contraddistinto quegli anni, lasciando un segno indelebile nella memoria collettiva italiana.
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