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Alviero Martini: Azienda commissariata per utilizzo laboratori cinesi in nero

Denunciati dieci titolari di aziende per caporalato, multe per 300mila euro

L’azienda di moda Alviero Martini è stata commissariata oggi, 17 gennaio, a causa della sua incapacità di prevenire e contrastare lo sfruttamento lavorativo. Secondo i carabinieri del Nucleo ispettorato del lavoro di Milano, il brand di alta moda si affidava a laboratori cinesi senza mai effettuare controlli sulla filiera produttiva. Questo ha permesso il sfruttamento dei lavoratori e ha portato all’emissione di un decreto di amministrazione giudiziaria da parte del tribunale di Milano.

I militari hanno accertato che Alviero Martini esternalizzava completamente i processi produttivi, affidando l’intera produzione a società terze, in questo caso opifici cinesi. Questi opifici, a loro volta, riducevano i costi utilizzando manodopera irregolare e clandestina, violando le norme sulla salute e sicurezza sul lavoro e non rispettando i contratti collettivi nazionali.

Il Nucleo ispettorato del lavoro di Milano ha condotto accertamenti sui soggetti affidatari degli appalti e sui sub-affidatari non autorizzati, che erano opifici gestiti da cittadini cinesi nelle province di Milano, Monza e Brianza e Pavia. In otto opifici controllati, tutti risultati irregolari, sono stati identificati 197 lavoratori, di cui 37 occupati in nero e clandestini sul territorio nazionale.

Gli opifici non autorizzati presentavano condizioni di sfruttamento, con pagamenti al di sotto della soglia, orari di lavoro non conformi e ambienti di lavoro insalubri. Inoltre, sono state riscontrate gravi violazioni in materia di sicurezza sul lavoro, come l’omessa sorveglianza sanitaria e la mancanza di formazione e informazione. I lavoratori erano ospitati in dormitori abusivi e in condizioni igienico-sanitarie molto precarie.

Come risultato di queste indagini, sono state denunciate dieci persone responsabili di aziende coinvolte nel caporalato e sono state comminate multe per un totale di oltre 153.000 euro. Sono state anche imposte sanzioni amministrative per un totale di 150.000 euro e sei aziende hanno subito la sospensione dell’attività a causa delle gravi violazioni in materia di sicurezza e dell’utilizzo di lavoro nero.

Questo caso mette in luce l’importanza di controllare attentamente le filiere produttive e di garantire il rispetto delle norme sul lavoro e sulla sicurezza. Il caporalato e lo sfruttamento dei lavoratori sono fenomeni gravi che devono essere combattuti con determinazione.

Redazione

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