Alzheimer: Studio rivela potenziale protezione da “pillole dell’amore”

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Alzheimer: Studio rivela potenziale protezione da "pillole dell'amore" - avvisatore.it

Ultimo aggiornamento il 14 Febbraio 2024 by Redazione

Pillole dell’amore e il possibile effetto protettivo contro l’Alzheimer

Un nuovo studio pubblicato sulla rivista “Neurology” ha sollevato l’interesse sulla possibile correlazione tra l’assunzione di farmaci contro la disfunzione erettile e un minor rischio di sviluppare l’Alzheimer. Secondo la ricerca, gli uomini in cura con questi medicinali hanno una probabilità inferiore del 18% di ammalarsi della forma più comune di demenza. Tuttavia, gli autori dello studio sottolineano che non è stata dimostrata una relazione causale tra l’assunzione di questi farmaci e la riduzione del rischio di Alzheimer, ma solo un’associazione.

Ruth Brauer dell’University College di Londra, autrice dello studio, afferma che nonostante i progressi nella ricerca di nuovi trattamenti per l’Alzheimer, è ancora necessario trovare terapie in grado di prevenire o ritardare lo sviluppo della malattia. Brauer ritiene che i risultati dello studio siano incoraggianti e giustifichino ulteriori ricerche sul possibile ruolo protettivo dei farmaci contro la disfunzione erettile. Questi medicinali, originariamente sviluppati come antipertensivi, agiscono dilatando i vasi sanguigni per favorire un maggiore afflusso di sangue all’organo sessuale maschile.

Lo studio ha coinvolto 269.725 uomini con un’età media di 59 anni e una diagnosi recente di disfunzione erettile. Durante un periodo di osservazione medio di 5 anni, è emerso che il 55% dei partecipanti che avevano ricevuto la prescrizione di farmaci contro la disfunzione erettile aveva un rischio inferiore del 18% di sviluppare l’Alzheimer rispetto al restante 45% che non aveva ricevuto la prescrizione. Tuttavia, uno dei limiti dello studio è che si basa sui registri delle prescrizioni, senza informazioni sull’effettiva assunzione dei farmaci da parte dei pazienti.

Nonostante i risultati promettenti, Brauer sottolinea la necessità di ulteriori ricerche per confermare i risultati, comprendere meglio i potenziali benefici e i meccanismi d’azione dei farmaci contro la disfunzione erettile, nonché definire il dosaggio ottimale. La scienziata auspica uno studio randomizzato e controllato che coinvolga sia uomini che donne per verificare se i dati osservati possano essere estesi anche al sesso femminile.

In conclusione, sebbene lo studio abbia evidenziato una possibile associazione tra l’assunzione di farmaci contro la disfunzione erettile e un minor rischio di Alzheimer, è importante sottolineare che non è stata dimostrata una relazione causale. Ulteriori ricerche sono necessarie per confermare questi risultati e approfondire la comprensione di questo potenziale effetto protettivo.

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