Ultimo aggiornamento il 18 Febbraio 2024 by Redazione
Multa da 500 milioni di euro per Apple dall’Antitrust Ue
Secondo il Financial Times, l’Antitrust dell’Unione Europea sta per infliggere una maxi-multa di circa 500 milioni di euro ad Apple per presunta violazione delle leggi europee sulla concorrenza riguardo all’accesso ai servizi di streaming musicale dell’azienda. Questa multa, che dovrebbe essere annunciata a breve, è il risultato di un’indagine antitrust condotta dalla Commissione europea. L’accusa principale è che Apple abbia favorito i propri servizi rispetto a quelli dei concorrenti attraverso la propria piattaforma.
Il reclamo di Spotify e le accuse di Bruxelles
L’indagine è stata avviata per verificare se Apple abbia impedito alle app di informare gli utenti di iPhone su alternative più convenienti per gli abbonamenti musicali al di fuori dell’App Store. Questo dopo che Spotify ha presentato un reclamo formale nel 2019. Secondo il Financial Times, la Commissione Europea sosterrà che le azioni di Apple sono illegali e contrarie alle regole sulla concorrenza, accusando l’azienda di abuso di posizione dominante e di pratiche commerciali anticoncorrenziali nei confronti dei rivali. Se confermata, questa multa rappresenterà una delle sanzioni più rilevanti inflitte dall’UE alle grandi aziende tecnologiche.
La guerra tra Bruxelles e le Big Tech si riaccende
L’azione dell’Unione Europea nei confronti di Apple segna un nuovo capitolo nella battaglia tra Bruxelles e le Big Tech, in un momento in cui le aziende devono dimostrare il rispetto delle regole per favorire la concorrenza e consentire la crescita dei piccoli rivali nel settore tecnologico. Apple ha la possibilità di appellarsi alle corti dell’UE, ma per ora ha scelto di non commentare la situazione. La Commissione Europea ha anch’essa rifiutato di rilasciare dichiarazioni in merito. Nonostante non abbia mai ricevuto multe per violazioni antitrust dall’UE in passato, Apple è stata sanzionata nel 2020 con una multa di 1,1 miliardi di euro in Francia per presunte pratiche anticoncorrenziali, successivamente ridotta a 372 milioni di euro dopo un ricorso.
