Leonardo Bertulazzi, noto latitante delle Brigate Rosse, è stato arrestato oggi a Buenos Aires, segnando un importante sviluppo nella lotta alla criminalità e al terrorismo. Le autorità argentine hanno revocato il suo status di rifugiato, assegnatogli nel 2004, permettendo così il suo arresto ai fini dell’estradizione. Bertulazzi, che ha alle spalle una lunga carriera da brigatista, deve rispondere di gravi reati e servirà una condanna complessiva di 27 anni di reclusione. Questo articolo esplorerà i dettagli dell’arresto, il passato di Bertulazzi con le Brigate Rosse e le operazioni delle forze di polizia coinvolte.
Oggi, mercoledì, la polizia argentina ha eseguito l’arresto di Leonardo Bertulazzi nella capitale, Buenos Aires. L’operazione è stata eseguita in stretta collaborazione con l’Intelligence italiana e con rappresentanti della Polizia di Stato. Bertulazzi era ormai da anni un rifugiato in Argentina, dopo essere stato arrestato dalla Polizia di Stato di Buenos Aires nel 2002, in seguito a indagini congiunte delle forze dell’ordine. Tuttavia, era stato rilasciato solo qualche mese dopo, continuando la sua vita lontano dalla giustizia. Oggi il suo stato di rifugiato è stato revocato, permettendo alle autorità di procedere con l’arresto.
La revoca dello status di rifugiato da parte delle autorità argentine è stata una decisiva manovra legata alla volontà italiana di ottenere l’estradizione di Bertulazzi. Questo provvedimento non è avvenuto casualmente; tirando le fila un’intensa cooperazione internazionale tra le polizie di diversi paesi, si è giunti alla conclusione che Bertulazzi fosse ricercato per crimini gravi e che quindi non dovesse beneficiare della protezione da lui ottenuta nel 2004. Le indagini condotte da parte della Polizia argentina, con il supporto della Digos di Genova e dell’Interpol, hanno messo in luce le sue attività illecite e hanno portato alla decisione di arrestarlo.
Leonardo Bertulazzi è legato alla colonna genovese delle Brigate Rosse, un’organizzazione terroristica che ha operato in Italia dagli anni ’70. Accusato di una serie di reati, tra cui il sequestro di persona e l’associazione sovversiva, Bertulazzi ha una condanna che ammonta complessivamente a 27 anni di reclusione. Tra i crimini più gravi, si ricorda la sua partecipazione al sequestro dell’ingegnere navale Piero Costa, avvenuto a Genova il 12 gennaio 1977. Questo sequestro era finalizzato a raccogliere fondi per sostenere le attività terroristiche dell’organizzazione.
Il sequestro di Piero Costa rappresenta uno dei punti chiave nella storia criminale di Bertulazzi. L’ingegnere venne catturato con l’intento di ottenere un riscatto di 50 milioni di lire, cifra che sarebbe stata utilizzata per finanziare le operazioni delle Brigate Rosse. L’operazione di sequestro ebbe un forte impatto non solo sulle vittime, ma sull’intera società italiana, riflettendo la gravità e il terrore generato da tali atti criminali. “I fondi ricavati dal riscatto furono successivamente utilizzati per l’acquisto di un appartamento a Roma, luogo in cui fu tenuto prigioniero Aldo Moro, ex presidente del Consiglio italiano, un caso che ha segnato profondamente la storia contemporanea del paese.”
L’arresto di Leonardo Bertulazzi non sarebbe stato possibile senza un’intensa e coordinata operazione di polizia. Le autorità argentine hanno lavorato a stretto contatto con i rappresentanti dell’Intelligence italiana e i membri della Polizia di Stato, inclusi gli agenti della Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione e della Digos di Genova. Questa cooperazione ha reso possibile la raccolta di informazioni cruciali sulle attività di Bertulazzi e ha facilitato la sua identificazione e cattura.
La cattura di Bertulazzi evidenzia l’importanza della cooperazione internazionale nella lotta contro il terrorismo e la criminalità organizzata. La condivisione di informazioni tra le forze di polizia di paesi diversi è diventata fondamentale per individuare e fermare i latitanti, riducendo così l’impunità di criminali che riescono a vivere nell’ombra. “Questo arresto rappresenta quindi una vittoria per le autorità italiane e argentine, che hanno dimostrato come il lavoro di squadra possa portare a risultati significativi nel contrasto al terrorismo.”
L’operazione rappresenta non solo un passo avanti nella giustizia italiana, ma sottolinea anche l’intensificazione della vigilanza internazionale contro la criminalità. Le forze dell’ordine continuano a portare avanti il proprio impegno per garantire la sicurezza a livello mondiale, affrontando le sfide lasciate da decenni di attività sovversive.
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