Leonardo Bertulazzi, noto con il soprannome di “Stefano”, è stato arrestato in Argentina dopo che le autorità locali hanno revocato il suo status di rifugiato, che deteneva dal 2004. Il suo arresto è il risultato di una richiesta di estradizione avanzata dalle autorità italiane, che hanno lavorato a stretto contatto con Interpol per ottenere la cattura del latitante. Bertulazzi è stato condannato in Italia a 27 anni di reclusione per i suoi crimini legati al terrorismo, in particolare per il sequestro di un ingegnere avvenuto nel 1977.
Il 12 gennaio 1977, la tranquillità di Genova fu spezzata dall’oscuro atto di terrorismo perpetrato da Bertulazzi e dai suoi complici. Piero Costa, un affermato ingegnere navale e membro di una delle famiglie più benestanti della città, fu rapito vicino alla sua abitazione nel quartiere Castelletto. Proprio mentre stava rientrando a casa, due uomini armati lo trascinarono lontano dalla propria auto e lo costrinsero a salire su una Fiat 132, spezzando così la sua vita e quella della sua famiglia.
Il sequestro di Costa aveva come obiettivo iniziale un riscatto di 10 miliardi di lire, cifra che rapidamente divenne insostenibile. La famiglia, sotto pressione e in preda alla disperazione, avviò delle trattative con i rapitori, che si conclusero con un pagamento ridotto a un miliardo e cinquecento milioni di lire. Il rilascio del sequestrato avvenne in maniera drammatica, all’alba del 4 aprile, quando Costa fu liberato, legato e abbandonato in una strada di Genova.
L’arresto di Bertulazzi è stato reso possibile grazie a un’intensa e coordinata collaborazione tra le autorità italiane e argentine. La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha espresso il proprio apprezzamento per l’operato delle autorità locali, sottolineando l’importanza di tali sinergie nel combattere il terrorismo e la criminalità organizzata. Questo fatto segna un’importante vittoria per la giustizia italiana, segnalando come i latitanti possano essere rintracciati e arrestati anche molti anni dopo i loro crimini.
Per garantire l’esito positivo di questa operazione, erano presenti le Forze di Polizia italiane, in particolare della Digos di Genova, e funzionari della Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione. Questi operatori si trovavano in Argentina da alcune settimane e hanno svolto un ruolo cruciale nel monitorare e supportare le attività di arresto. La sinergia con l’Intelligence argentina ha ulteriormente facilitato l’intervento, mostrando l’importanza della cooperazione internazionale nella lotta alla criminalità.
Una volta completate le procedure legali in Argentina, Bertulazzi è destinato a essere estradato in Italia per scontare la pena che gli è stata inflitta. Sarà interessante vedere come la giustizia italiana gestirà il suo rientro e quali ulteriori dettagli emergeranno in questo processo. Data la gravità dei reati di cui è accusato, le autorità italiane sperano di porre fine a oltre quarant’anni di latitanza e di rendere giustizia a tutte le vittime del terrorismo.
L’arresto di Bertulazzi non segna solo una pagina di giustizia per il caso di Piero Costa, ma funge anche da monito per tutti coloro che pensano di poter sfuggire alla giustizia. È un segnale chiaro che le autorità, sia nazionali che internazionali, stanno intensificando gli sforzi per perseguire chi ha commesso reati gravi, rimanendo attive e vigili nella ricerca dei latitanti. Questo sviluppo rappresenta un momento significativo nella lotta contro il terrorismo in Italia, una questione che continua a richiedere attenzione e determinazione da parte di tutti.
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