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Arrestato in Argentina Leonardo Bertulazzi: il noto latitante delle Brigate Rosse rischia l’estradizione

L’arresto di Leonardo Bertulazzi, membro delle Brigate Rosse, segna una svolta significativa nella lunga storia delle operazioni di polizia contro i rifugiati della lotta armata. Dopo anni di latitanza, Bertulazzi è stato catturato in Argentina, un evento che riaccende i riflettori su un periodo storico critico per l’Italia e sulla continua ricerca di giustizia per i reati del terrorismo politico.

Chi è Leonardo Bertulazzi e il suo passato nelle Brigate Rosse

Leonardo Bertulazzi è un ex militante delle Brigate Rosse, un’organizzazione terroristica di sinistra attiva in Italia durante gli anni ’70 e ’80. Nato nel 1955, Bertulazzi è diventato noto per il suo coinvolgimento in crimini di alto profilo, tra cui il sequestro dell’ingegnere Piero Costa nel 1977 a Genova. Questo crimine, che ha scosso l’Italia intera, rientrava nelle tattiche dell’organizzazione, mirate a instillare paura e a promuovere la propria ideologia attraverso la violenza. Dopo il sequestro, Bertulazzi è stato condannato per associazione sovversiva e banda armata, accumulando 27 anni di pena da scontare.

La sua fuga dall’Italia nel 1980 ha segnato l’inizio di una lunga latitanza. Bertulazzi ha trovato rifugio in diversi stati dell’America Latina, dove ha vissuto per più di quarant’anni sfruttando il clima politico favorevole offerto da alcuni paesi, in particolare l’Argentina, che negli anni ’80 era un rifugio per diversi latitanti italiani. Nel 2004, il governo argentino gli ha concesso lo status di rifugiato, un riconoscimento che ha complicato ulteriormente la possibilità di un suo rientro in Italia per scontare la pena.

L’arresto in Argentina e la revoca dello status di rifugiato

Il recente arresto di Bertulazzi in Argentina, avvenuto grazie a un’operazione congiunta tra le forze di polizia italiane e argentine, ha sorpreso molti. La revoca dello status di rifugiato, una misura che il governo argentino ha adottato alla luce della crescente pressione internazionale e delle evidenti prove contro di lui, è stata una decisione cruciale. Secondo le autorità, Bertulazzi è considerato un pericolo per la società e i suoi crimini non possono essere giustificati da nessun contesto politico.

Durante la sua latitanza, Bertulazzi ha condotto una vita relativamente riservata, anche se le autorità lo hanno sempre tenuto d’occhio, monitorando eventuali attività sospette. Il suo arresto rappresenta non solo un trionfo per la giustizia italiana, ma anche un momento importante per le famiglie delle vittime dei crimini delle Brigate Rosse. La notizia della sua cattura è stata accolta con un misto di sollievo e ribellione da parte di chi ha vissuto gli eventi tragici legati all’operato di tali gruppi.

Prospettive future: estradizione e possibile processo in Italia

L’estradizione di Leonardo Bertulazzi in Italia è ora il passo successivo dopo la sua cattura. Le autorità italiane stanno già predisponendo la documentazione necessaria per garantire il suo rientro nel paese, dove dovrà affrontare un lungo processo legato alle accuse di cui è stato già condannato. La possibilità di un processo, e quindi di un eventuale recupero di testimonianze sui crimini delle Brigate Rosse, rappresenta un elemento cruciale per il rafforzamento della memoria storica e per la giustizia in un’Italia che cerca di fare i conti con un passato segnato dalla violenza politica.

I legali di Bertulazzi potrebbero cercare di contestare l’estradizione, ma la pressione pubblica per una risoluzione della questione è molto alta. Un suo ritorno in Italia riaprirà le porte a discussioni sulla responsabilità penale di chi ha operato al di fuori della legge e sul diritto delle vittime a vedere riconosciuti i propri torti.

In un panorama internazionale in evoluzione, la cattura di Bertulazzi potrebbe fungere da esempio per altri latitanti, mostrando che la giustizia, anche se richiede tempo, può finalmente raggiungere chi credeva di essersi allontanato impunemente.

Luisa Pizzardi

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