Asilo paritario di Olbia nega l’accesso a un bambino di 4 anni: la vivacità non è una colpa

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Asilo paritario di Olbia nega l'accesso a un bambino di 4 anni: la vivacità non è una colpa - Occhioche.it

Ultimo aggiornamento il 24 Maggio 2024 by Francesca Monti

La controversa decisione dell’asilo paritario di Olbia di non accettare un bambino di 4 anni a causa della sua vivacità solleva interrogativi sulla discriminazione e sull’inclusione scolastica

Contesto:

Un bambino di quattro anni di Olbia si è visto negare l’accesso all’asilo paritario che frequentava da maggio scorso. La ragione? Secondo le insegnanti e i gestori della scuola, il bambino sarebbe “troppo vivace, bisognoso di molta attenzione e fonte di distrazione per gli altri bambini della classe”. Una decisione che ha scatenato polemiche e sollevato interrogativi sulla discriminazione e sull’inclusione scolastica.

La richiesta dell’asilo paritario ai genitori

‘asilo paritario ha chiesto ai genitori del bambino di assumere a loro spese un educatore che potesse seguire il piccolo in classe. genitori, tuttavia, si sono rifiutati di accettare questa richiesta e si sono rivolti all’avvocata Oriana Erittu per diffidare i gestori dell’asilo. “Secondo i genitori, la richiesta dell’asilo rappresenterebbe una vera e propria discriminazione nei confronti del loro figlio.”

La situazione attuale

Nonostante la diffida formale presentata dall’avvocata Erittu, la situazione non è cambiata e il bambino non ha ancora potuto frequentare l’asilo. La legale ha quindi trasmesso la diffida e una segnalazione agli uffici della Regione, competente sulle scuole paritarie alle quali eroga i contributi. “Essendo una scuola paritaria – spiega Erittu – la normativa che è tenuta a rispettare è identica a quella della pubblica. Non avrebbero mai potuto allontanare il bambino a causa di una patologia, perché la scuola deve essere inclusiva.”

Nessuna patologia diagnosticata

Secondo quanto dichiarato dall’avvocata Erittu, al bambino non è stata diagnosticata alcuna patologia e non ha una certificazione che ne attesti una qualche disabilità. La famiglia è in attesa di fare una valutazione neuropsichiatrica, ma al momento il bambino risulta senza alcun problema specifico, se non la sua vivacità.

La posizione del Comune di Olbia

La vicenda ha attirato l’attenzione anche dell’assessora alla Pubblica Istruzione del Comune di Olbia, Sabrina Serra. “Premetto che le scuole paritarie non sono di competenza del Comune – precisa Serra – ma laddove dovessero arrivare delle richieste provvederemo a cercare di risolvere la situazione per garantire in primis al piccolo la giusta formazione ed educazione e per cercare di sostenere la famiglia.”

La questione dell’inclusione scolastica

La vicenda del bambino di Olbia solleva interrogativi sulla questione dell’inclusione scolastica. In Italia, infatti, la scuola ha il dovere di garantire a tutti gli alunni, indipendentemente dalle loro caratteristiche personali, il diritto all’istruzione e alla formazione. ‘inclusione scolastica, in particolare, riguarda l’accoglienza e l’integrazione di tutti gli alunni, compresi quelli con disabilità o con bisogni educativi speciali.

Il ruolo delle scuole paritarie

Le scuole paritarie, come quella frequentata dal bambino di Olbia, sono scuole private che hanno ottenuto il riconoscimento giuridico dello Stato e che hanno il diritto di rilasciare titoli di studio aventi valore legale. Queste scuole, tuttavia, devono rispettare la normativa vigente in materia di istruzione e devono garantire l’inclusione di tutti gli alunni, senza discriminazioni.

Il diritto all’istruzione

La vicenda del bambino di Olbia mette in evidenza l’importanza del diritto all’istruzione, sancito dalla Costituzione italiana e dalle convenzioni internazionali. Il diritto all’istruzione, infatti, rappresenta un presupposto fondamentale per la realizzazione della persona e per la partecipazione alla vita sociale e politica del Paese.

La vivacità non è una colpa

La decisione dell’asilo paritario di Olbia di non accettare il bambino di 4 anni a causa della sua vivacità solleva interrogativi sulla discriminazione e sull’inclusione scolastica. Come ha sottolineato l’avvocata Erittu, la scuola deve essere inclusiva e non può allontanare un alunno a causa di una patologia o di una disabilità. “La vivacità, inoltre, non può essere considerata una colpa o un motivo di discriminazione. La scuola, al contrario, dovrebbe valorizzare le diverse caratteristiche personali degli alunni e promuovere l’inclusione e la partecipazione di tutti.”

La necessità di una maggiore sensibilizzazione

La vicenda del bambino di Olbia mette in evidenza la necessità di una maggiore sensibilizzazione sulla questione dell’inclusione scolastica. Le scuole, infatti, devono essere in grado di accogliere e integrare tutti gli alunni, indipendentemente dalle loro caratteristiche personali. Ciò richiede una maggiore attenzione da parte delle istituzioni e una maggiore collaborazione tra scuole, famiglie e alunni. Solo così è possibile garantire a tutti il diritto all’istruzione e alla formazione, senza discriminazioni.

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