Assenza di trattative: le dichiarazioni di padre Lombardi sull’apertura della tomba di De Pedis

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Assenza di trattative: le dichiarazioni di padre Lombardi sull'apertura della tomba di De Pedis - Occhioche.it

Ultimo aggiornamento il 1 Agosto 2024 by Giordana Bellante

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Il recente intervento di padre Federico Lombardi, ex direttore della sala stampa vaticana, ha acceso i riflettori su una questione controversa: l’apertura e la traslazione della tomba di RENATINO DE PEDIS, noto alle cronache per il suo legame con misteri irrisolti come le scomparse di MIRELLA GREGORI ed EMANUELA ORLANDI. Durante l’audizione presso la Commissione bicamerale, Lombardi ha chiarito di non aver mai avuto notizia di una trattativa ufficiale in merito, sottolineando invece che il Vaticano non aveva nulla da nascondere.

Le dichiarazioni di padre Lombardi sulla traslazione della tomba

In un intervento dettagliato, padre Lombardi ha spiegato che non ci fu alcuna programmazione formale per l’apertura della tomba di DE PEDIS. Ha detto: “Era chiaro che non avevamo problemi a procedere, ma bisognava stabilire chi dovesse effettuare l’apertura”. Il suo ragionamento si fonda sulla necessità di garantire che le indagini fossero condotte in modo trasparente, permettendo alla magistratura italiana di assumere il controllo delle operazioni.

La logica di tale decisione risiede nella volontà di evitare accuse di manipolazione delle prove. Lombardi, ricordando il contesto, ha affermato che era fondamentale che l’intervento fosse eseguito da chi era responsabile delle indagini: “Era più sicuro e oggettivo che avesse agito la magistratura”. Questa scelta, secondo Lombardi, avrebbe garantito l’integrità del procedimento e ridotto al minimo le speculazioni su eventuali alterazioni delle prove.

Inoltre, Lombardi ha rivelato di non essere a conoscenza di un incontro chiave tra l’ex procuratore di Roma, Giancarlo Capaldo, e i vertici della Gendarmeria Vaticana. Questa ammissione ha sollevato interrogativi sulla comunicazione interna riguardante questioni così delicate, poiché lui stesso si trovava in una posizione di rilievo all’interno della struttura vaticana.

Il dossier su Emanuela Orlandi: chiarimenti e confusione

Nel corso dell’audizione, padre Lombardi ha anche affrontato il tema del dossier riguardante EMANUELA ORLANDI, spiegando che il documento redatto in Vaticano era un semplice “appunto personale” e non un archivio di segreti ad uso esclusivo. Questo appunto, destinato alla segreteria di Benedetto XVI, non rappresentava quindi una documentazione ufficiale, ma piuttosto una nota informale sulla questione.

Lombardi ha ricostruito la genesi di questo documento, risalente a un incontro tra monsignor Georg Gaenswein e Pietro Orlandi, in cui si discusse di un evento commemorativo legato alla scomparsa della sorella. Durante quell’incontro, Orlandi presentò le sue preoccupazioni e il suo lavoro, che culminò nella richiesta di una possibile menzione da parte del Papa durante l’Angelus.

Dopo aver redatto un documento dettagliato sull’argomento, Lombardi si trovò coinvolto in una strana situazione: il suo appunto, trasmesso via email, finì nelle mani di Pietro Orlandi durante un’apparizione televisiva del programma “Chi l’ha visto”. La notizia della divulgazione di questo documento suscitò sorpresa in Lombardi e Gaenswein, i quali si trovarono a riflettere su come fosse accaduto.

Il furto dell’appunto e l’indagine sui documenti vaticani

Un aspetto cruciale emerso nel corso dell’audizione riguarda il furto dell’appunto da parte di Paolo Gabriele, ex maggiordomo di Papa Benedetto XVI. Lombardi ha sottolineato questa vicenda come un evento chiave nel contesto di scontri interni al Vaticano, rivelando che nel periodo in questione vi era una notevole fuga di documentazione.

La consapevolezza di una perdita sistematica di documenti ha portato a interrogativi su come il Vaticano gestisse tali questioni sensibili. In questo scenario, la fuga di informazioni ha accentuato la necessità di una maggiore sicurezza interna. Lombardi ha concluso la sua testimonianza fornendo una visione più chiara e dettagliata delle procedure interne e dei processi decisionali, evidenziando le difficoltà operative che il Vaticano ha affrontato nella gestione di casi così delicati come quello delle scomparse e delle indagini aperte.

Queste sue dichiarazioni, oltre a illuminare aspetti poco noti della vicenda legata a DE PEDIS e ORLANDI, riflettono le complesse dinamiche intrinseche alla struttura ecclesiastica e l’importanza di garantire la trasparenza nelle operazioni investigative.

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