Assolti in primo grado per caporalato: la storia di Giuseppe Bello, Anna Errico e Anna Maria Iaia

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Assolti in primo grado per caporalato: la storia di Giuseppe Bello, Anna Errico e Anna Maria Iaia - Occhioche.it

Ultimo aggiornamento il 14 Maggio 2024 by Francesca Monti

Nel giugno del 2017, i carabinieri hanno arrestato Giuseppe Bello, Anna Errico e Anna Maria Iaia nell’ambito di un’operazione dedicata al contrasto del caporalato tra le campagne di Brindisi e Bari. Tuttavia, in primo grado, la giudice del tribunale di Brindisi ha assolto i tre accusati “perché il fatto non sussiste”.

‘arresto di Giuseppe Bello, Anna Errico e Anna Maria Iaia: cosa è successo?

Le accuse di caporalato e sfruttamento della manodopera

Nel giugno del 2017, i carabinieri hanno arrestato Giuseppe Bello, Anna Errico e Anna Maria Iaia con l’accusa di caporalato e sfruttamento della manodopera. Secondo l’accusa, tra il gennaio del 2015 ed il marzo del 2017, i tre avrebbero svolto un’attività d’intermediazione reclutando manodopera nel Brindisino e organizzando l’attività agricola in condizioni di “sfruttamento, mediante minaccia e intimidazione approfittando del loro stato di bisogno e necessità”.

Trentanove erano le persone offese e nove le costituzioni di parti civili. Bello è stato difeso dagli avvocati Giuliano Calabrese e Giuseppe Ostuni, mentre Errico e Iaia sono state assistite dal legale Vita Cavaliere. Il pubblico ministero Gualberto Buccarelli aveva chiesto sei anni per Bello, sette anni e sei mesi per Anna Maria Iaia e quattro anni per Anna Errico.

Assolti in primo grado per caporalato: la giudice accoglie la tesi delle difese

La condanna a nove mesi di reclusione per Anna Maria Iaia per truffa aggravata

Nonostante le accuse e le richieste di condanna, la giudice del tribunale di Brindisi ha assolto in primo grado Giuseppe Bello, Anna Errico e Anna Maria Iaia “perché il fatto non sussiste”. La giudice ha accolto la tesi delle difese e ha emesso la sentenza di assoluzione per il reato di ‘Intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro aggravati’ .

Tuttavia, Anna Maria Iaia è stata condannata a nove mesi di reclusione per truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. Nulla è stato riconosciuto alle parti civili.

Questa storia mette in luce la complessità del fenomeno del caporalato e delle sfide che le forze dell’ordine e il sistema giudiziario devono affrontare per combatterlo. Inoltre, sottolinea l’importanza di una corretta informazione e di un’attenta analisi dei fatti prima di giungere a conclusioni affrettate.

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