Ultimo aggiornamento il 28 Settembre 2024 by Luisa Pizzardi
Bianca Balti, la nota top model, ha recentemente condiviso la sua difficile notizia riguardo a un tumore ovarico diagnosticato al terzo stadio, portando l’attenzione su un tema di cruciale importanza: la prevenzione dei tumori ereditari. Durante un incontro al Ca’ Foncello di Treviso, esperti nel campo dell’oncologia hanno sottolineato l’urgenza di una maggiore comunicazione familiare e l’importanza dei test genetici per la salute delle donne. All’evento, tenutosi a Silea, sono stati discussi i nuovi protocolli di cura e sorveglianza disponibili per i pazienti.
L’appello alla comunicazione familiare
La sfida della segnalazione delle mutazioni genetiche
Grazia Artioli, oncologo medico presso UOS Oncologia Ginecologia dell’ospedale Ca’ Foncello, ha messo in luce un aspetto fondamentale nella lotta contro i tumori ereditari: la comunicazione all’interno delle famiglie. Secondo la dottoressa Artioli, molti pazienti non riferiscono la presenza di tumori familiari per mancanza di rapporti con i familiari. Questo problema compromette seriamente la possibilità di una diagnosi precoce e, di conseguenza, l’efficacia della prevenzione. La difficoltà di affrontare tali argomenti all’interno delle famiglie è un ostacolo che si aggiunge alla complessità della malattia stessa.
Importanza del supporto emotivo e medico
La testimonianza di Bianca Balti è stata vista come un’opportunità per incoraggiare altre donne a parlare delle loro esperienze e a sensibilizzare sul tema della salute ginecologica. La condivisione di informazioni, anche all’interno di dinamiche familiari complesse, può rappresentare un passo fondamentale per migliorare la prevenzione. Per affrontare questa difficoltà, è necessario non solo un intervento medico, ma anche un supporto psicologico adeguato, che permetta alle donne di affrontare sia le diagnosi delle mutazioni genetiche che il trattamento dei tumori.
La strategia del Ca’ Foncello per la prevenzione
Nuovi percorsi per pazienti a rischio
Nel corso del 2023, il Ca’ Foncello ha avviato un importante programma di sorveglianza e consulenza per soggetti portatori di mutazioni ai geni Brca1 e Brca2, noti come ‘geni Jolie’. Questa iniziativa mira a fornire un supporto completo che combina un’accurata valutazione genetica e la gestione della salute ginecologica. Dopo la diagnosi di una mutazione, i pazienti hanno accesso a una consulenza genetica, che consente loro di esplorare tutte le opzioni disponibili per la gestione del rischio.
Opzioni terapeutiche e monitoraggio
Tra le opzioni terapeutiche offerte, troviamo l’intervento chirurgico profilattico, che prevede la rimozione di organi sani per prevenire l’insorgenza del cancro. Per le donne, questo può includere l’asportazione delle mammelle o delle ovaie, mentre per gli uomini non sono previste operazioni di questo tipo. In alternativa, è possibile optare per un protocollo di sorveglianza attiva, che prevede controlli regolari come ecografie transvaginali e mammografie. L’importanza di un monitoraggio semestrale è cruciale per individuare eventuali segni precoci di malattia.
Innovazioni nella ricerca e nelle terapie
Progressi nella terapia del tumore ovarico
Grazia Artioli ha evidenziato i significativi progressi nella ricerca oncologica, specificando che grazie all’introduzione dei parp-inibitori, i pazienti affetti da tumore ovarico in fase avanzata hanno a disposizione nuove opzioni terapeutiche. Questi farmaci non solo migliorano la risposta al trattamento, ma possono anche essere utilizzati come terapie di mantenimento, contribuendo a prolungare la vita e a migliorare la qualità della vita delle donne colpite.
Sfidare il cancro con la ricerca continua
La dottoressa Artioli ha espresso ottimismo per il futuro, evidenziando che, grazie all’innovazione e alla ricerca scientifica, le possibilità di affrontare il tumore ovarico stanno migliorando progressivamente. Nonostante le sfide legate alla diagnosi precoce, le evidenze confermano che un approccio integrato e personalizzato alla cura può fare la differenza nella vita delle pazienti, fornendo loro gli strumenti necessari per affrontare la malattia con maggiore consapevolezza e preparazione.
La crescente consapevolezza e la comunicazione su queste tematiche sono essenziali per promuovere una cultura della prevenzione, partendo dalle esperienze personali e arrivando a soluzioni mediche concrete.