Un’attività di intermediazione ritenuta illecita che ha coinvolto circa 1,9 milioni di euro in bitcoin, è stata scoperta dalla Guardia di Finanza di Parma. ‘indagato, che avrebbe promosso la compravendita di criptovalute attraverso un sito web, è stato notificato con un avviso di conclusione di indagini preliminari per abusivismo finanziario.
Le indagini e il sequestro preventivo
Coordinate dalla Procura, le indagini sono state avviate nel 2021 e hanno portato al sequestro preventivo del sito web in questione. Secondo l’ipotesi investigativa, l’indagato avrebbe incoraggiato potenziali investitori a ricaricare, in contanti, diverse carte prepagate nella sua disponibilità diretta o indiretta. Questo metodo avrebbe permesso di aggirare il limite massimo annuo di accredito su una singola carta, pari a 100mila euro.
‘acquisto di bitcoin e la mancanza di controlli antiriciclaggio
Una volta ricevute le somme dagli investitori, e dopo aver trattenuto una commissione tra il 5% e il 10%, l’indagato avrebbe acquistato i bitcoin su piattaforme autorizzate di trading online. Questi bitcoin sarebbero poi stati resi disponibili sui portafogli digitali degli investitori. Tuttavia, per questa intermediazione, non sarebbe stato istituito alcun sistema di controllo antiriciclaggio.
numeri dell’operazione illecita
Tra il 2017 e il febbraio 2021, sono stati ricostruiti acquisti di criptovalute per conto di oltre 1.600 investitori su tutto il territorio nazionale, per un totale di circa 1,9 milioni di euro. Le commissioni percepite dall’indagato per l’illecita intermediazione sono state quantificate in 140mila euro, somma per la quale sono stati anche omessi i prescritti obblighi tributari.
Sanzioni amministrative e ricavi non dichiarati
Sono state contestate sanzioni amministrative per violazione della normativa antiriciclaggio a 18 esercizi convenzionati abilitati alla ricarica di carte prepagate nelle province di Napoli, Milano, Roma e Cosenza. Ciò è avvenuto a causa della mancata identificazione dei clienti che avevano effettuato le ricariche in contanti. All’indagato principale, invece, sono state contestate sanzioni per aver omesso tutti gli obblighi antiriciclaggio. Infine, sono stati contestati a persone fisiche ricavi non dichiarati all’erario per 170.000 euro.
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