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Campagna nazionale dei Carabinieri contro il caporalato: controllate quasi mille aziende, oltre la metà risultano irregolari

L’azione di contrasto al caporalato intrapresa dai Carabinieri nelle prime due settimane di agosto ha portato alla luce una situazione preoccupante riguardo all’irregolarità lavorativa in Italia. La campagna, coordinata a livello nazionale, ha visto l’accurata ispezione di 958 aziende, di cui oltre il 52% non ha rispettato le normative vigenti. Questa operazione si è rivelata cruciale nel verificare la tutela dei diritti dei lavoratori, soprattutto in un periodo in cui le dinamiche del lavoro precario e dello sfruttamento sono particolarmente sotto osservazione.

Attività ispettive: metodologia e risultati

Un approccio mirato e strategico

Le attività ispettive sono state il risultato di un’analisi approfondita condotta dai Carabinieri, che hanno setacciato le banche dati disponibili al fine di identificare le aziende a rischio di violazione di legge. Le ispezioni hanno avuto luogo dal primo al 10 agosto e hanno coinvolto reparti territoriali e personale specializzato del Comando Carabinieri per la Tutela del Lavoro. Questa strategia ha permesso di monitorare attentamente il panorama lavorativo, evidenziando interventi mirati per combattere la piaga del lavoro nero e del caporalato.

I numeri parlano chiaro

Al termine delle operazioni, sono state verificate ben 4960 posizioni lavorative, rilevando 1268 irregolarità; tra queste, risultano 346 lavoratori privi di regolare contratto. Un dato allarmante è quello che riguarda i lavoratori extracomunitari, poiché tra i 2314 controllati, 213 erano in nero, a conferma di una situazione di vulnerabilità da parte di questa categoria. Inoltre, si sono registrati 29 minori, di cui ben 9 impiegati senza regolare contratto. Tali cifre mettono in luce l’estensione del problema e l’urgenza di interventi normativi e di controllo.

Provvedimenti adottati e pene

Sospensioni e prescrizioni

Nel corso delle ispezioni, sono stati emessi 145 provvedimenti di sospensione dell’attività imprenditoriale, pari al 15,13% delle aziende ispezionate. Di queste sospensioni, 75 sono state emesse per lavoro in nero, mentre 41 per gravi violazioni in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. In 29 casi, le aziende hanno violato entrambe le normative. Gli ispettori hanno inoltre irrogato 144 provvedimenti di diffida e 848 prescrizioni amministrative ai sensi del D. Lgs. 758/1994, dimostrando la severità delle misure intraprese.

Deferimenti all’Autorità Giudiziaria

Sul fronte penale, ben 486 persone sono state deferite in stato di libertà per violazioni rilevanti, che includono anche comportamenti illeciti legati al Testo Unico sull’immigrazione e alla sicurezza sul lavoro. Tra questi, 19 sono stati accusati di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, comunemente conosciuto come caporalato. Le indagini hanno coperto numerose province italiane, da Torino a Nuoro, e hanno portato alla liberazione di 50 lavoratori sfruttati, dimostrando un intervento efficace e mirato.

Impatti economici e misure cautelari

A ulteriore testimonianza dell’impatto di questa operazione, le autorità hanno elevato sanzioni e ammende per un valore complessivo di oltre 4.900.000 euro, imponendo misure drastiche contro le aziende trasgressori. Inoltre, sono stati sequestrati tre furgoni utilizzati per il trasporto di braccianti agricoli, evidenziando l’intento di dissuadere pratiche illegali e proteggere i diritti dei lavoratori.

Questa intensa campagna dei Carabinieri rivela un impegno costante nella lotta contro l’illegalità nel mercato del lavoro, sottolineando la necessità di un monitoraggio continuo e di politiche sempre più efficaci per la tutela dei diritti lavorativi.

Luisa Pizzardi

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