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Cancro alla prostata: darolutamide in combinazione con terapia ormonale migliora la sopravvivenza dei pazienti

Il Congresso Asco Gu 2025, che si svolge a San Francisco fino al 15 febbraio, ha visto la presentazione di dati significativi riguardanti lo studio Aranote, focalizzato sulla terapia per il tumore della prostata ormonosensibile metastatico (mHspc). In particolare, i risultati evidenziano come la combinazione di darolutamide e terapia di deprivazione androgenica (ADT) possa migliorare notevolmente la sopravvivenza libera da progressione radiologica nei pazienti affetti da questa patologia. L’analisi ha mostrato un incremento del 40% e del 70% nella sopravvivenza per i pazienti con malattia ad alto e basso volume, rispettivamente, rispetto al trattamento con placebo e ADT.

Risultati dello studio Aranote

Durante il Congresso, Bayer ha presentato i risultati aggiornati dello studio di fase 3 Aranote, che ha dimostrato come l’associazione di darolutamide e ADT riduca significativamente il rischio di progressione della malattia o morte del 46% rispetto al placebo. Questo dato, con un hazard ratio di 0,54 e un intervallo di confidenza del 95% compreso tra 0,41 e 0,71, rappresenta un passo avanti importante nel trattamento del mHspc. Inoltre, l’incidenza degli eventi avversi è risultata bassa e simile tra i gruppi di trattamento, suggerendo un profilo di sicurezza favorevole.

Il tumore della prostata è il secondo più comune tra gli uomini, con una sopravvivenza a cinque anni che si attesta solo al 30% per i pazienti con diagnosi di mHspc. Orazio Caffo, direttore dell’Oncologia all’ospedale Santa Chiara di Trento, ha sottolineato che nel 2024 in Italia sono state stimate circa 40.100 nuove diagnosi, rendendo il tumore della prostata il più frequente nel Paese. Caffo ha inoltre evidenziato l’importanza di un approccio terapeutico personalizzato per ogni paziente.

Implicazioni cliniche della terapia

Il dottor Caffo ha evidenziato che i benefici di darolutamide, già noti dallo studio di fase 3 Arasens, sono ulteriormente confermati dai risultati di Aranote. La combinazione con darolutamide non solo migliora il controllo della malattia, ma preserva anche la qualità della vita dei pazienti, grazie a un profilo di tossicità limitato. La speranza è che l’approvazione regolatoria per questa combinazione avvenga rapidamente, offrendo così un’opzione terapeutica efficace e ben tollerata.

Fred Saad, professore e direttore della chirurgia e oncologia genitourinaria presso l’University of Montreal Hospital Center, ha aggiunto che i dati dello studio Aranote, insieme a quelli di Arasens, rafforzano l’efficacia di darolutamide in combinazione con ADT, sia con che senza chemioterapia. Questi risultati offrono ai clinici la flessibilità necessaria per personalizzare le cure in base alle esigenze specifiche dei pazienti.

Prospettive future e approccio terapeutico

Christine Roth, vicepresidente esecutivo di Bayer, ha dichiarato che la missione dell’azienda è quella di trasformare la cura del tumore della prostata, migliorando i risultati per i pazienti in tutti gli stadi della malattia. Le evidenze crescenti riguardanti darolutamide dimostrano il suo potenziale nel rispondere alle diverse necessità dei pazienti, non solo migliorando la sopravvivenza, ma anche garantendo una qualità della vita accettabile.

Al Congresso Asco Gu 2025 sono stati presentati anche dati riguardanti un’analisi per età dello studio Arasens, mostrando che i pazienti con mHspc hanno tratto beneficio dalla combinazione di darolutamide, ADT e docetaxel, indipendentemente dall’età. Inoltre, un’analisi retrospettiva ha evidenziato che questa triplice terapia ha ridotto le probabilità di interruzione del trattamento e di progressione a mCrpc, dimostrando l’efficacia di darolutamide nel trattamento del tumore della prostata.

Darolutamide, un inibitore orale del recettore degli androgeni sviluppato da Bayer e Orion Corporation, è già approvato in oltre 80 Paesi per il trattamento del mHspc in combinazione con ADT e docetaxel, rappresentando una speranza concreta per i pazienti affetti da questa malattia.

Luisa Pizzardi

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