Ultimo aggiornamento il 3 Maggio 2024 by Francesca Monti
Introduzione: La Procura di Milano ha chiesto il rinvio a giudizio per Daniela Santanchè, attuale ministra del Turismo, il suo compagno Dimitri Kunz e un altro collaboratore esterno per una presunta truffa aggravata ai danni dell’Inps sulla gestione della cassa integrazione nel periodo Covid. La richiesta arriva dopo la chiusura delle indagini sul caso Visibilia lo scorso 22 marzo. La notizia ha scatenato le reazioni dei partiti di opposizione, che chiedono le dimissioni immediate della ministra.
La richiesta di rinvio a giudizio per Santanchè e altre due persone
La Procura di Milano ha chiesto il rinvio a giudizio per Daniela Santanchè, ministra del Turismo, il suo compagno Dimitri Kunz e Paolo Giuseppe Concordia, collaboratore esterno con funzioni di gestione del personale di Visibilia Editore e Visibilia Concessionaria, nonché per le due società stesse. Secondo l’accusa, Santanchè e Kunz avrebbero amministrato le due società nel periodo dal 31 maggio 2020 al 28 febbraio 2022 e, assieme a Concordia, avrebbero richiesto e ottenuto indebitamente la cassa integrazione in deroga per un totale di 13 dipendenti, nonostante questi ultimi continuassero a lavorare regolarmente.
pm hanno raccolto le testimonianze dei dipendenti, che avrebbero confermato di aver continuato a lavorare mentre l’Inps versava oltre 126 mila euro direttamente ai dipendenti o a conguaglio alla società. In totale, sarebbero stati versati oltre 20 mila ore di cassa integrazione, di cui oltre 36mila euro a vantaggio di Visibilia Editore e quasi 90mila euro a favore di Visibilia Concessionaria.
Le reazioni dei partiti di opposizione
La notizia della richiesta di rinvio a giudizio ha scatenato le reazioni dei partiti di opposizione, che chiedono le dimissioni immediate della ministra Santanchè. Elly Schlein, segretaria del Partito Democratico, ha affermato che “Fratelli d’Italia è quel partito che esprime una ministra rinviata a giudizio per truffa all’Inps sui fondi Covid, e contemporaneamente candida un no-vax appena sotto Giorgia Meloni. Ci aspettiamo che la presidente del Consiglio abbia un minimo di rispetto per le istituzioni e chieda le dimissioni di *Daniela Santanchè*”.
Anche il Movimento 5 Stelle ha chiesto le dimissioni immediate della ministra, affermando che “la richiesta di rinvio a giudizio della Procura per Daniela Santanchè sull’ipotesi di reato di truffa ai danni dell’Inps, in merito alla gestione della Cassa Covid nelle sue aziende, è l’epilogo scontato di una vicenda da subito opaca e disdicevole. La ministra del Turismo doveva dimettersi lo scorso luglio, quando raccontò una sequela di frottole davanti all’aula del Senato. Ora non ci sono più alibi: Meloni la inviti subito a lasciare il suo incarico. Non si può tenere il paese con questo fardello addosso, ne va del decoro delle nostre istituzioni“.
Infine, Angelo Bonelli, deputato di Alleanza Verdi-Sinistra, ha affermato che “la permanenza di Santanchè nel suo ruolo sarebbe uno schiaffo agli italiani e alla trasparenza che ogni governo dovrebbe garantire. Giorgia Meloni non può rimanere in silenzio o rinviare questa decisione, poiché è in gioco la credibilità della sua maggioranza“.
Le accuse di falso in bilancio nella seconda tranche del caso Visibilia
Oltre alla richiesta di rinvio a giudizio per la presunta truffa ai danni dell’Inps, la senatrice di Fratelli d’Italia è accusata anche di falso in bilancio, assieme ad altre 16 persone e tre società, nella seconda tranche del caso Visibilia. Anche questa indagine è stata chiusa e nelle prossime settimane ci sarà la richiesta di processo.
Secondo l’accusa, Santanchè avrebbe redatto bilanci falsi per le sue società, al fine di ottenere finanziamenti e agevolazioni fiscali. In particolare, la senatrice avrebbe gonfiato i ricavi delle sue società, al fine di ottenere finanziamenti pubblici e privati, e avrebbe omesso di dichiarare alcuni costi, al fine di ridurre le tasse dovute. Le indagini hanno riguardato un periodo compreso tra il 2014 e il 2018. La senatrice ha sempre respinto le accuse, affermando di aver sempre agito nel rispetto della legge. Tuttavia, le indagini della Procura di Milano hanno portato alla luce una serie di irregolarità contabili, che potrebbero configurare il reato di falso in bilancio.