Centro Carni di Roma chiuderà il 1° ottobre: a rischio oltre 130 posti di lavoro e tradizione locale

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Centro Carni di Roma chiuderà il 1° ottobre: a rischio oltre 130 posti di lavoro e tradizione locale - Occhioche.it

Ultimo aggiornamento il 28 Settembre 2024 by Luisa Pizzardi

La sospensione delle attività del Centro Carni, previsto per il 1° ottobre 2024, rappresenta un colpo significativo non solo per i circa 130 lavoratori del settore, ma anche per la comunità romana, dal momento che questo luogo ha storicamente garantito un servizio di pubblica utilità. L’assenza di un rinnovo di concessione da parte del Comune rende incerto il futuro di questa importante realtà.

Il contesto della chiusura

Situazione attuale

Il Centro Carni di Roma, situato in viale Togliatti, ha assunto un’importanza cruciale dal 1975, quando ha sostituito il mattatoio di Testaccio, un luogo noto a livello mondiale. Questo centro ha permesso il mantenimento di una tradizione di macellazione e distribuzione carni che affonda le sue radici nella cultura locale. Questa decisione di sospendere le attività ha un impatto su un settore che è andato avanti attraverso cooperative, unite sotto il Consorzio Servizi Annonari dal 2000. Purtroppo, non ci sono garanzie da parte del Comune riguardo alla continuità lavorativa per i dipendenti.

L’impatto sul mercato del lavoro

Con la chiusura imminente, si stima che almeno 130 lavoratori perderanno il loro posto, aggravando ulteriormente una situazione occupazionale già fragile. Queste risorse umane, formate nel corso degli anni, rappresentano una parte significativa dell’economia locale. Non essendo stati previsti ulteriori passaggi amministrativi come un affidamento ponte di durata temporanea, l’incertezza regna sovrana. I lavoratori, che si sono adattati ai cambiamenti normativi e alle procedure di gara, si trovano ora disorientati e privi di un piano concreto per la ricollocazione.

Il futuro del centro carni

Chi subentrerà e come?

Non è chiaro chi prenderà in carico il servizio di macellazione e distribuzione carni, né con quali termini contrattuali. Uno dei principali motivi di preoccupazione è la mancanza di informazioni da parte dell’amministrazione comunale. Nessuna comunicazione ufficiale è stata rilasciata riguardo all’apertura di una nuova gara per garantire la continuità del servizio o per avviare interlocuzioni con altri enti interessati.

L’amministrazione comunale di fronte alla crisi

Il segnale che rappresenta un abbandono politico del Centro Carni è evidente. Come emerso nella Commissione Comunale Commercio del 1° agosto 2024, il presidente Alemanni e l’assessora Lucarelli hanno espresso il loro desiderio di rinnovare la concessione, ma i fatti concreti sono assenti. La mancanza di azioni tempestive ha costretto il Centro a ridurre le proprie attività, aumentando il carico burocratico e imponendo ostacoli operativi che complicano ulteriormente la situazione.

La questione della speculazione immobiliare

La deliberazione dell’Assemblea Capitolina

La deliberazione dell’Assemblea Capitolina n. 39/22, che intendeva porre fine alla gestione della “finanza creativa” e restituire il Compendio immobiliare a Roma Capitale, è attualmente in stallo. L’immobile, oggi nelle mani di BNL, è oggetto di speculazione immobiliare, mentre la comunità locale teme di perdere un servizio essenziale. Questo scenario solleva interrogativi sulle reali intenzioni dell’amministrazione e sui loro piani futuri per il Centro Carni e i servizi ad esso connessi.

Chi ci guadagna dalla chiusura?

In questa situazione, la Banca rappresenta un attore chiave, poiché ottiene guadagni attraverso i prestiti concessi all’AMA. L’interesse economico di pochi rischia così di sovrastare le necessità dei cittadini del V Municipio, che si oppongono alla speculazione immobiliare e alla scomparsa di un servizio di vitale importanza per la comunità locale.

Le conseguenze per la comunità locale

Perdita di un servizio essenziale

La chiusura del Centro Carni avrà conseguenze pesanti non solo dal punto di vista occupazionale, ma anche sociale e culturale. La chiusura di queste strutture annonarie riporta alla mente l’importanza di un’attività che garantisce cibo a chilometro zero, fondamentale per il supporto di un distretto alimentare romano.

Ripercussioni sul settore alimentare

La dispersione delle competenze storicamente acquisite nel centro vanificherà anche gli sforzi per affrontare sfide future nel settore agroalimentare, come l’emergenza legata alla Peste Suina Africana e le problematiche derivanti dal cambiamento climatico. I cittadini si trovano a confrontarsi con la preoccupazione crescente riguardo alla qualità e all’origine dei prodotti alimentari, in un contesto in cui il Centro Carni rappresentava una garanzia.

La gestione attuale viaggia su un filo sottile, e il 1° ottobre non segna soltanto una data di chiusura, ma l’inizio di una nuova era che potrebbe privare la comunità di uno dei suoi luoghi più emblematici. La voce dei cittadini, dei lavoratori e dei commercianti rimane cruciale in questa battaglia per la difesa di un servizio e di un’intera tradizione locale.

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