Nel cuore di Roma, il quartiere del Quarticciolo si è trasformato in un teatro di violenza durante la visita di don Antonio Coluccia, il prete noto per la sua fermissima opposizione alla mafia e allo spaccio di droga. In questo contesto, le tensioni sociali si sono manifestate in modo brutale, con oggetti lanciati contro di lui e insulti che hanno evidenziato la precarietà della situazione. Questo episodio ha riallacciato l’attenzione sulle problematiche sociali e sulla lotta incessante contro le organizzazioni criminali che dominano in alcune aree della capitale.
La sera dello scorso martedì, don Coluccia si trovava nel quartiere per una visita pastorale, momento che ha visto un inaspettato aggravarsi della situazione di violenza. Durante l’incontro con i residenti, bottiglie e sassi sono stati scagliati in segno di protesta. Gli insulti che lo accompagnavano, come “Sei un Buscetta”, riflettevano la loro ostilità verso chi si oppone al mondo dello spaccio, creando un’atmosfera di paura e resistenza. “Sono qui e non mi nascondo,” ha affermato don Coluccia, mettendo in evidenza il suo impegno verso una comunità in crisi, dove l’assenza di opportunità ha portato a una spirale di degrado e violenza.
Il Quarticciolo è un’area dove l’abbandono e l’illegalità perdurano. Don Coluccia ha descritto una situazione insostenibile, dove le strade sono dominate dalla presenza di spacciatori e dove l’illuminazione insufficiente favorisce attività illecite. Via Cerignola, via Manfredonia, viale Palmiro Togliatti sono solo alcune delle strade colpite da questa emergenza. “Il welfare della droga è sotto gli occhi di tutti,” ha dichiarato il parroco, evidenziando come i giovani siano sempre più coinvolti in questo circolo vizioso.
Nonostante le difficoltà, don Coluccia non intende arretrare nella sua missione di sensibilizzazione. La sua strategia consiste nel dialogo diretto con i ragazzi, cercando di ascoltarli e di farsi portavoce di una alternativa alla droga. “Dobbiamo voler trovare un’alternativa”, ha affermato, sottolineando che la droga non ruba solo denaro, ma anche sogni e speranze. La ripetuta presenza nella comunità non è solo una questione di vicinanza pastorale, ma rappresenta un’opportunità per avviare una cultura di legalità.
Tuttavia, don Coluccia riconosce che l’azione individuale non basta. Serve un intervento di carattere politico che metta in discussione la normalizzazione del degrado urbano, evidenziato dalla presenza di immondizia sulle strade e dall’assenza di un’illuminazione adeguata. L’appello alla comunità e alle istituzioni è chiaro: non è più accettabile assistere passivamente a simili realtà. La sua missione di ‘resistenza cristiana’ continua, e con essa il desiderio di riportare dignità e speranza in un contesto così complesso.
In seguito all’aggressione subita al Quarticciolo, le parole di solidarietà a don Coluccia non sono mancate. Luisa Regimenti, assessore regionale, ha espresso il suo sostegno a questo sacerdote coraggioso. “Non ci faremo intimidire,” ha dichiarato, sottolineando l’importanza della lotta condotta da don Coluccia e da tutti coloro che si oppongono al potere delle organizzazioni mafiose. La sua azione è considerata fondamentale nella battaglia per la legalità e la rinascita delle periferie romane.
Questo sostegno istituzionale è un segnale importante per chi, come don Coluccia, si trova in prima linea nella lotta contro la criminalità. La presenza di attivisti e figure istituzionali al fianco di don Coluccia rappresenta una possibilità di cambiamento e rinnovamento per i quartieri più colpiti dal degrado e dalla paura. Le sfide sono molteplici, ma la determinazione di chi lotta per la legalità potrebbe rappresentare una speranza per una società che ha bisogno di riaffermare la propria identità contro l’oppressione mafiosa.
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